Sondaggi e voto: Lega-boom, con oltre l’11 per cento

Il leader della Lega Nord, Umberto Bossi

Tra scontri e divisioni, il quadro politico attuale offre lo spunto per ipotizzare il consenso delle forze in campo in eventuali nuvoe consultazioni elettorali. Lo fa un sondaggio di Renato Mannheimer pubblicato sul Corriere della Sera.

Subito balza all’occhio un risultato: quello della Lega, che, grazie alla forte coesione interna, alla laedership salda e riconposciuta e al suo notevole radicamento nel territorio, si potrebbe portare a casa – stando ai dati di fine luglio – il favore del 10-11 per cento dell’elettorato.

Sempre nel centrodestra, l’eventuale partito finiano è in calo dopo il boom di luglio: se alcuni studi gli attribuiscono una fetta di voti che oscilla tra l’8 e il 10 per cento, rilevazioni più recenti si limitano al 5-6 per cento.

Il Popolo della Libertà rimane il partito con il più ampio consenso, intorno al 30-31 per cento, motivato soprattutto dal carisma del suo capo, che continua a godere dell’approvazione di circa il 40 per cento degli italiani.

Un problema, in caso di elezioni, per il Pdl si porrebbe riguardo a due punti critici: il Sud, dove il partito è indebolito dall’alleanza con la Lega, seppure anch’essa in aumento di gradimento nel meridione, e dalla mancanza dell’appoggio dei finiani, gran parte dei quali provengono dal Sud.

Se il gruppo dei fedelissimi del presidente della Camera dovesse allearsi con l’Udc, votato dal 5 per cento dell’elettorato, l’Api di Francesco Rutelli (1 per cento), ed eventualmente con Luca Cordero di Montezemolo, questo terzo polo potrebbe raggiungere, secondo alcune rilevazioni, addirittura il 20 per cento dei voti, sottratti sia al centrodestra sia al centrosinistra.

Fondamentale agli occhi dell’elettorato sarebbe però il grado effettivo di coesione interna di questa eventuale formazione e il carattere di alterità rispetto alle forze già presenti nell’agone politico: le analisi mostrano infatti come l’elemento di maggior attrazione del “terzo polo” è il senso di crescente sfiducia e delusione di una parte dell’elettorato verso gli schieramenti maggiori e, la voglia di qualcosa di diverso.

Tra le fila dell’opposizione, il Partito democratico si dimostra particolarmente debole: potrebbe raccogliere un 25-26 per cento dei voti, e resterebbe concentrato nelle regioni “rosse”. Inoltre, la conflittualità interna e la mancanza di una leadership forte e condivisa attenuano l’attrattività dei Democratici soprattutto tra gli elettori indecisi, che potrebbero dirigersi verso le altre due forze di opposizione: l’Italia dei valori, attestata intorno al 6-7 per cento, e Sinistra e Libertà, al 3-4 per cento.

Ovviamente, sottolinea Mannheimer, tutto può ancora cambiare. Anche perché la maggior parte degli elettori formula la propria decisione solo nel corso della campagna elettorale.

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