ROMA – La Lega sale ancora (36,2%) e allontana i 5 Stelle. Crescono astenuti e indecisi. La consueta rilevazione di Ipsos per il Corriere della Sera descrive una forte avanzata della Lega nelle intenzioni di voto. In primo luogo, però, l’istituto analizza il dato sulla fiducia nel governo. In generale, sono ancora preponderanti i giudizi positivi (53%) sull’esecutivo; d’altra parte, l’indice di gradimento rilevato da Ipsos, si abbassa di tre punti e scende al 60%.
Flessione anche per quanto riguarda la fiducia nel premier Conte (dal 64% al 62%) e, soprattutto, del vicepremier Di Maio (dal 51% al 47%). Da sottolineare che, per la prima volta, i giudizi negativi sul capo pentastellato sono maggiori di quelli positivi (46% contro 41%). In linea con il dato elettorale, invece, aumenta il tasso di favore attribuito a Matteo Salvini che passa dal 58% al 60%.
Come si diceva, il successo di Salvini corre parallelo a quello del suo partito. Infatti, la Lega cresce nei dati Ipsos fino a toccare quota 36,2% mentre, insieme al gradimento di Di Maio, scende anche quello accordato al Movimento 5 Stelle la cui forza è ora stimata nella misura del 27,7% (-1% dal 31 ottobre). Nel frattempo, rimangono stabili – al netto di piccoli assestamenti – il Pd – poco sotto il 17% – e Forza Italia – all’7,9%.
Dalle ultime elezioni la Lega ha raddoppiato i consensi grazie all’affondo significativo, per usare le stesse parole dell’Ad di Ipsos Pagnoncelli, “in aree territoriali un tempo assai distanti e aumentando significativamente tra le donne, le persone mature o anziane (al di sopra dei 50 anni), con scolarità elementare e, riguardo alla condizione occupazionale, tra ceti molto diversi tra loro (casalinghe e pensionati ma anche ceti imprenditoriali e dirigenti, nonché tra i dipendenti pubblici). Per non parlare della crescita nel mondo cattolico, in particolare tra coloro che partecipano alla messa tutte le domeniche”.
Diametralmente, “il M5S ha perso consenso soprattutto tra le donne, tra i più giovani (in particolare tra gli studenti), tra gli elettori più istruiti (laureati e diplomati), i ceti dirigenti e i dipendenti pubblici”. Sull’emorragia di voti che sta colpendo i 5 stelle, di certo, influiscono alcuni difetti “genetici”, per dir così, del Movimento. A riassumerli sempre Pagnoncelli: “elettorato proveniente da aree politiche diverse (situazione ideale stando all’opposizione, ma molto complicata quando si hanno responsabilità di governo), ambiti di intervento molto complessi, minore esperienza, dissenso interno”.