ROMA – Più che primarie, sono state turbo-primarie quelle del centrosinistra. Capaci di far andare il Pd fino a oltre il 34% nei sondaggi, addirittura 4 punti percentuali in una settimana. Sono i dati che rileva il sondaggio EMG per il Tg La7. Il confronto Bersani-Renzi e, dall’altra parte, la situazione del centrodestra nella confusione più totale, hanno spinto il Partito democratico a risultati fino a poche settimane fa insperabili.
Le intenzioni di voto, lunedì 3 dicembre, posizionano il Pd come primo partito con il 34,6% delle preferenze. Il Pd, ad oggi, è riuscito a raccogliere i voti sia di chi ancora preferisce un candidato “tradizionale” (Bersani), sia di chi, pur restando in un partito canonico e di maggioranza governativa, raccoglie alcune istanze di cambiamento (Renzi). Un patrimonio che il Pd deve far fruttare da qui alle politiche, passando, inevitabilmente da due variabili di non poco conto: legge elettorale e alleanze.
A giudicare dal “qui e ora”, ovvero dagli umori raccolti dal sondaggio all’indomani del ballottaggio, gli slogan anti casta di Beppe Grillo sembrano avere meno presa. Il Movimento si attesta al 16,3%: buon risultato ma lontano dal 20 di qualche settimana fa.
E in caduta rovinosa, ancora, è il Pdl: è al 15,2%, una settimana fa era al 16,4%. Berlusconi non sa se far morire il Pdl e fondare una sua lista da candidato leader oppure mandare avanti Alfano o magari qualche altro nome. Le primarie ormai sembrano impraticabili. Ma un Bersani vincente gioca a suo favore più di un Renzi: ora in effetti potrebbe giocarsi la vecchia carta dell’anticomunismo in campagna elettorale, con la speranza di recuperare qualcosa.
Fuori dai grandi numeri l’unico stabile, anche se ha perso almeno 3 punti in pochi mesi, è Sel: oggi al 6% (era 6.1%). In caduta libera e, con questa legge elettorale, anche senza speranze di entrare in Parlamento, l’Idv (all’1,5%), e l’Udc di Casini (al 3,8%). Italia Futura di Montezemolo è al 2,1%, mentre la Lega è al 6,3%.
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