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Palazzo Chigi ha barato sul taglio del 20% dei suoi dirigenti

di admin |2 Dicembre 2013 13:17

Spendig review a Palazzo Chigi: sparito taglio 20% dei manager…

ROMA – Il taglio del 20% del numero di direttori generali di Palazzo Chigi è sparito. “Via i dirigenti di troppo dai ministeri”, diceva il decreto di Mario Monti per la spending review alla spesa pubblica. Ordine e riforma che a Palazzo Chigi evapora in un nulla di fatto, spiega Federico Fubini su Repubblica.

Fubini ricorda che il decreto legge 95 del 15 giugno 2012 dispose la

“«riduzione delle dotazioni organiche dirigenziali» del 20% entro quattro mesi e mezzo. In sostanza, a partire dalla Presidenza del Consiglio, Monti tagliava un direttore generale di ministero su cinque. In caso di soprannumero rispetto a quella soglia ridotta, non ci sarebbero stati margini per i dirigenti che avevano maturato i requisiti di pensione secondo le norme pre-Fornero”.

 

La regola era semplice: i manager che avevano raggiunto la quota 95 tra età e contributi avrebbero dovuto abbandonare i ministeri. Questo il succo del decreto voluto da Monti ed elogiato da Antonio Catricalà, che era sottosegretario del premier. Un anno e mezzo è passato e Fubini scrive che dell’applicazione del decreto non c’è ombra a causa di un “intoppo”:

“Be’, c’è stato un intoppo. Informatico, a prima vista. Perché per decidere se un organico è in soprannumero bisogna prima sapere com’è composto. E per scoprirlo vanno pubblicati dall’amministrazione coinvolta i “ruoli dirigenziali”, un elenco di coloro che ne fanno parte e da quando. Peccato che sul sito del governo quell’aggiornamento sui dirigenti di prima fascia di Palazzo Chigi sia fermo al primo giugno 2012. Cioè a due settimane prima che il decreto di Monti lanciasse i tagli in caso di soprannumero (peraltro, per tutto il resto dei dati il sito è aggiornatissimo)”.

Il risultato finale, scrive Fubini, è che proprio Palazzo Chigi che doveva dare il buon esempio sulla spending review è il primo a non averla eseguita:

“Sì se si guardano bene i numeri. Una riduzione del 20% dei dirigenti, per Palazzo Chigi significa scendere a 78 direttori generali (paga media secondo le stime diRepubblica: 188 mila euro lordi l’anno). E in teoria siamo nei limiti, perché ai“ruoli” aggiornati a un anno e mezzo fa ne risultano 75, dei quali sei fuori ruolo ma a pieno stipendio. Alcuni fanno appena qualche ora di insegnamento alla Scuola nazionale dell’Amministrazione, eppure restano in funzione. Peccato però che nel frattempo altri 10 (presto 11) dirigenti siano entrati in prima fascia di stipendio, cioè da direttori generali, come effetto automatico di promozioni passate. Se questi ultimi direttori generali risultassero nei ruoli, Palazzo Chigi sarebbe in soprannumero e dovrebbe dichiarare 8 esuberi didirigenti a fine anno. Ma non lo fa”.

Alberto Stancanelli, il direttore generale al Personale, annuncia che a breve i dati saranno aggiornati, ma Fubini aggiunge:

“Non si può chiedere al tacchino di festeggiare il Natale. Ma se c’era urgenza nei tagli, è stata dimenticata. E se Palazzo Chigi doveva dare l’esempio, ha fallito. Carlo Cottarelli, che con la sua nuova spending review è l’ultima speranza degli italiani di pagare meno tasse, può prendere nota”.

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