Spending review. Monti fallì, Saccomanni riprova: Giarda il suo eroe. Sarà bis?

Spending review. Monti fallì, Saccomanni riprova: Giarda il suo eroe
A Piero Giarda il compito di tagliare miliardi di spesa pubblica

ROMA – Dopo il fallimento della spending review made in Mario Monti, affidata un po’ al professore della Bocconi Francesco Giavazzi e un po’ al super risanatore Enrico Bondi, anche Fabrizio Saccomanni ci vuole provare, addirittura con un supercommissario per la spending review. Governo e maggioranza, riferisce Roberto Petrini su Repubblica,

“accelerano sulle procedure di razionalizzazione della spesa pubblica e un emendamento al decreto «del fare », presentato dai due relatori, Francesco Boccia (Pd) e Paolo Sisto (Pdl), ha istituzionalizzato la pratica di revisione della spesa pubblica dando vita ad un organismo di quattro ministri e creando un «commissario speciale» dotato di maggiori poteri rispetto alla passata legislatura”.

prevede la costituzione di un «comitato interministeriale », presieduto dal premier Enrico Letta e di cui faranno parte quattro ministri: Saccomanni (Economia), Angelino Alfano (Interni), Giampiero D’Alia (Pubblica amministrazione), Dario Franceschini (Rapporti con il Parlamento) oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Patroni Griffi”.

Il «comitato interministeriale» dovrà coordinare l’azione di «riordino della spesa pubblica e del miglioramento della qualità dei servizi».

Le aree di intervento del comitato, spiega Roberto Petrini,

“sono dettagliate: revisione dei programmi di spesa; trasferimenti alle imprese; razionalizzazione dei servizi; ridimensionamento delle strutture; riduzione delle spese per beni e servizi; ottimizzazione dell’uso degli immobili. Il «comitato» avrà poteri anche sulle società controllate dallo Stato. Resta da vedere se avrà poteri sui costi della politica e sulla sanità”.

La spesa della sanità, che costituisce uno de principali buchi italiani, sfugge al controllo dello Stato, perché è in mano alle Regioni che ne hanno fatto carne di porco.

Alla luce del fallimento di appena un anno fa, il supercommissario, che guiderà l’attività del «comitato» oltre alla possibilità di ricorrere alla Guardia di Finanza per «ispezioni e verifiche», avrà il «diritto» di pretendere dai ministri «informazioni e documenti » e inoltre potrà accedere a «tutte le banche dati» delle amministrazioni pubbliche”.

Piegati dalla loro stupida demagogia pauperistica, i seguaci di Beppe Grillo hanno già contestato lo stipendio previsto: 250 mila euro annui, lordi. Bisognerebbe invece dargliene tanti ma tanti di più, commisurati ai risparmi che riuscisse a ottenere. Per una cifra di 250 mila lorda, enorme per i descamisados ma modesta per uno che ci sa fare, sarà disponibile solo un burocrate disoccupato, del genere che hanno già portato l’Italia alla ingessatura totale.

Il candidato di cui si fa il nome è Piero Giarda, che era stato ministro con Mario Monti e non risulta abbia lasciato in segno indelebile.

Proprio Piero Giarda, durante il governo Monti, ricorda Roberto Petrini,

“aveva ideato la struttura della spending review (aveva individuato 295,1 miliardi di spesa «aggredibile») e si era scontrato con le resistenze della burocrazia della Ragioneria dello Stato ma anche dei singoli ministeri di spesa, come la Difesa e i Trasporti”.

Tutto fa pensare che ci si debba aspettare un bis.

 

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