Spread giù, benzina su. Cammina zoppa la Monti Italia a 2 euro al litro

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ROMA – Presto l’Italia camminerà, se camminerà, a due euro a litro, poco meno di quattromila lire del vecchio conio: il prezzo della benzina sta galoppando in questa direzione. La media nazionale, che si aggiorna al rialzo con cadenza ormai quotidiana, è arrivata a 1,82 euro per la benzina verde e 1,76 per la diesel. Nel centro Italia la media è 1,93 per la verde e 1,80 per il diesel.

I più attenti, ma non occorre neanche molta attenzione, si sono accorti che il traffico cittadino si è diradato e non è un’impressione. Due euro al litro fanno male, anche e direttamente al portafoglio del ceto medio. Cammina dunque un’Italia “zoppa”, con una gamba che dimagrisce e si rassoda, quella dello spread che tra alti e bassi ha la netta tendenza a calare. Poggia su questa gamba più salda un paese che ha meno o non ha più paura di fallire finanziariamente. Ma l’altra gamba, quella del vivere quotidiano, ha i crampi e duole, è quella dei due euro al litro. E’ l’Italia al tempo di Monti: un futuro, anche immediato, meno spaventevole e un presente tosto e urticante.

Un Roma-Milano in macchina, che a dicembre ci sarebbe costato 80 euro di carburante, ce ne costerà fra i 92 e i 99, a seconda della nostra capacità e fortuna nell’individuare un distributore low cost e possibilmente self service. Le spese chiaramente non aumenteranno solo per le auto, ma anche per i camion, che in Italia trasportano il 90% delle merci; per gli autobus pubblici e privati, con conseguenze che presto si faranno sentire sul biglietto di viaggio e sulle casse degli enti locali.

Vicinissimi ai due euro a litro perché le compagnie petrolifere nelle ultime settimane hanno messo il loro carico. Secondo i monitoraggi di Quotidianoenergia.it e di Staffetta Quotidiana, Eni, il leader del mercato, ha aumentato di 3,8 centesimi la verde e di 2,4 il diesel solo negli ultimi 15 giorni. Ip ha operato in un giorno solo un rincaro di 4 centesimi. Esso: 1 centesimo in più. E poi: Q8 ha rialzato di 0,5 centesimi il prezzo della benzina, Tamoil di 0,5 centesimi la verde e di 0,3 centesimi il diesel, Shell di 1 centesimo entrambi i prodotti.

Per il Codacons “oggi un pieno di benzina costa 13,65 euro in più rispetto allo scorso anno. Nel 2011, infatti, ai primi di marzo la verde con servizio si pagava 1,554 euro/litro, ossia 27,3 centesimi in meno al litro. Considerando due pieni di carburante al mese, si tratta di una stangata mensile aggiuntiva pari a 27,3 euro e di una stangata annua pari a 327 euro e 60 centesimi. Un guadagno miliardario anche per il Governo che, di sola Iva, senza considerare le accise, guadagna per ogni litro di verde 31,70 centesimi di euro al litro contro i 25,90 centesimi che guadagnava lo scorso anno, ossia 2 euro e 90 centesimi in più a pieno ed oltre 69 euro in più all’anno per ogni automobilista italiano. Che sia per questo che il Governo non muove un dito per bloccare queste ingiustificate speculazioni sui prezzi dei carburanti?”.

“Possiamo stimare che ogni aumento di un punto percentuale del prezzo al litro delle benzine – spiega Martino Landi, presidente di Faib Confesercenti, l’associazione dei benzinai – produce entro pochi mesi, un aumento del tasso d’inflazione di oltre 2 decimali di punto“. La contrazione del 18% dei consumi nel periodo dicembre-febbraio, calcolato dalla confederazione, rischia di far chiudere migliaia di piccoli distributori. Secondo il presidente Faib, lo Stato deve intervenire attraverso la sua controllata Eni per calmierare il mercato, prevedendo un sistema di accise mobili e sterilizzando l’Iva.

A fine dicembre e di nuovo a fine febbraio i dati della Commissione Europea avevano sancito che la nostra benzina era la più cara d’Europa. E la media era ancora 1,752 euro a litro per la verde. Ora, 7 centesimi più in là, stracceremmo tutti. E pensare che in Romania viaggiano a 1,250 euro a litro. E pensare che, nonostante alle accise più assurde abbiamo sommato anche le addizionali regionali, non siamo noi il Paese che tassa di più la benzina. È la Gran Bretagna, con il suo 60% di tasse sul prezzo, lo Stato che mette più imposte sui carburanti. Ma, con i suoi 1,616 euro medi per litro di verde, non è quello che ha i prezzi finali più cari.

L’Italia tassa tanto e controlla poco i prezzi praticati dalle compagnie petrolifere. Stessa cosa più o meno succede con le compagnie assicurative. Il risultato – senza bisogno di crisi energetiche – è che spostarsi in macchina costa sempre di più. Non sarebbe una tragedia, se nel frattempo fosse in atto una politica di investimenti in un trasporto su rotaia capillare ed efficiente. Visto che così non è, l’Italia a due euro a litro non farà molta strada.

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