ROMA – E’ un Natale mesto quello apparecchiato dai mercati a Mario Monti e con lui a tutti gli italiani. Spread a 500, rendimento dei Bot oltre quota 7%, salari al palo, innalzamento dell’inflazione, fiducia dei consumatori a terra. Cosa è successo per arrivare a questo? Nelle ultime 24 ore è stata approvata la manovra del nuovo governo, la quinta del 2011, ed è stata approvata in tempi record. Il risultato però è che nell’ultimo giorno di contrattazione prima di Natale siamo con lo spread sopra 500. Lo stesso giorno in cui il governo italiano, per lenire la durezza della manovra, ha approvato un decreto che proroga sfratti e ammortizzatori sociali. Ma niente, il risultato che arriva dal mercato restituisce un’immagine di fiducia nel governo Monti che è la fotocopia di quella di novembre, quando a palazzo Chigi c’era Berlusconi. Ovvero quello che per molti ero lo “spauracchio” delle Borse e della Ue.
Monti insomma intasca la fiducia dell’Europa ma non ha avuto l’effetto desiderato sulla speculazione. Natale di magro per lui ma anche per tutti gli altri. L’ultimo dato Istat non è rassicurante: la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,5%) e il livello d’inflazione (+3,3%), su base annua, ha toccato una differenza pari a 1,8 punti percentuali. In sostanza la differenza che c’è tra l’innalzamento del costo della vita e l’aumento degli stipendi si è talmente allargata da superare il precedente record, toccato nel lontano 1997. Non stupisce quindi che anche la fiducia dei consumatori sia ai minimi dal 1996, altro record del giorno. Aggiungiamo poi che se da una parte il premier parla di “fase due”, ossia di misure per la crescita, a chi gli chiede se ci sarà una nuova manovra, lui non smentisce con la decisione che ci si aspetterebbe.
Ma se i mercati continuano a puntare contro di noi la ragione non va cercata solo nell’ambito politico. Il dato odierno è che la Banca centrale europea, questa settimana, ha fatto acquisti irrisori di titoli di Stato. Solo diciannove milioni rastrellati in tutta l’eurozona, operazione comprensibile dopo la liquidità alle banche europee con un’iniezione da quasi 500 miliardi. Dato che ha scoraggiato gli speculatori almeno quanto un altro. Ieri le banche che hanno ricevuto i soldi della Bce non li hanno investiti comprando titoli di Stato. Non li hanno destinati al credito per le imprese. Li hanno semplicemente parcheggiati nei forzieri di Francoforte, come dire che è meglio tenerli lì piuttosto che puntare su qualsiasi investimento. Un segnale non proprio incoraggiante, soprattutto per il fronte considerato più debole dell’area euro, ovvero l’Italia. A complicare lo scenario del nostro Paese ci si mettono anche alcune scadenze: tra gennaio e marzo ci sono miliardi di titoli di Stato in scadenza. Natale senza festa, con il rischio però che il primo trimestre 2012 sarà ancora più duro.