ROMA – Legge di Stabilità, la fiducia c’è: l’Aula del Senato ha confermato la fiducia al governo Letta sul maxiemendamento sostitutivo della legge di stabilità. I voti a favore sono stati 171, 135 i no. Per ottenere la fiducia ne sarebbero bastati 154.
Mercoledì mattina alle 9.30 l’assemblea di Palazzo Madama tornerà a riunirsi per la votazione della nota di variazioni al bilancio e la votazione finale del ddl Bilancio. A seguire, gli ordini del giorno sulla decadenza di Silvio Berlusconi.
Il governo di Enrico Letta sopravvive ancora una volta a una lunga seduta dell’aula, caratterizzata da contestazioni sulle modifiche formali proposte al testo emendato.
Il passaggio segna anche un cambio di fase politica, con l’uscita dalla maggioranza di Forza Italia, cioè il partito che più si era speso per la nascita di un governo di larghe intese. ”Non merita la nostra fiducia’‘, ha detto il capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani. ‘‘Questa è la legge di stabilità delle poltrone”, l’aveva bocciata Silvio Berlusconi in mattinata parlando ai suoi parlamentari, anticipando di fatto il suo passaggio all’opposizione.
Senza il partito di Berlusconi nella maggioranza, il premier Enrico Letta vede una maggior “chiarezza” politica, con la fine del tiro a segno quotidiano sull’esecutivo e sul ministro Saccomanni da parte dei “falchi” come Renato Brunetta.
L’altra scommessa di Letta e del Governo dipende dai contenuti della legge di Stabilità che dovrebbe favorire la ripresa dell’economia nel 2014, anche grazie ad alcune misure innovative inserite all’ultimo nel provvedimento, mentre Letta ne profila altre nel passaggio alla Camera.
L’approvazione della legge di stabilità da parte del Senato è avvenuta in un clima convulso. La commissione Bilancio non è riuscita a completarne l’esame e alle 3 della notte tra lunedì e martedì ha gettato la spugna. Il governo intendeva porre la fiducia sul testo approvato dalla Commissione e così si è trovato spiazzato. E’ stato così presentato un maxi-emendamento che ha recepito tutte le modifiche votate in Commissione, più gli emendamenti presentati ma non votati dal governo e dai relatori, Giorgio Santini(Pd) e Antonio D’Alì (Ncd). Il testo è stato evidentemente steso in fretta e furia visto che presentava errori anche materiali che hanno ritardato poi i lavori d’aula, provocando la polemica politica delle opposizioni.
Tra queste ultime per la prima volta ufficialmente è stata annoverata Forza Italia, dopo che lo era stata solo a livello di dichiarazioni polemiche da parte dei “falchi” nelle settimane scorse. Di qui il commento di Letta che questo passaggio ha almeno fatto ”chiarezza” ed ha reso il governo più forte. Certo tutta questa chiarezza forse non viene percepita dall’esterno, tanto è vero che il presidente della Commissione Europea Barroso ha telefonato a Berlusconi per convincerlo a votare per il governo. Cosa che non è avvenuta e a tarda sera i senatori di Forza Italia non hanno votato la fiducia.
Nonostante le polemiche proprio di Forza Italia e le accuse di aver varato una manovra di tasse, il governo è convinto che il provvedimento avrà un impatto positivo. Il taglio del cuneo fiscale porterà detrazioni ai redditi fino a 35.000 (con un impatto maggiore tra i 15.000 e i 20.000); la Iuc, la nuova imposta sugli immobili, esenterà chi non ha pagato l’Imu nel 2012; inoltre sono state inserite alcune misure innovative come una sperimentazione in alcune aree metropolitane del reddito minimo di inserimento, finanziato da un contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro.
Letta spera non solo in un impatto positivo sull’economia reale, ma anche in un apprezzamento dell’opinione pubblica. Tanto più dopo l’apertura da lui fatta oggi: destinare tutti i tagli della spending review del 2014 al taglio delle tasse delle famiglie. Una misura da inserire nel passaggio alla Camera.
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