ROMA – Dipendenti pubblici in pensione come prima della riforma Fornero. Una scappatoia provvidenziale per molti statali che fino a pochi giorni prima sentivano parlare di esuberi e mobilità e che ora, invece, potrebbero trovarsi aperta la strada rassicurante della pensione anticipata.
Racconta la Stampa che il governo ci sta pensando concretamente: una maxi operazione di pensionamento anticipato che consentirebbe di risparmiare qualcosa, ristrutturare il settore e assumere qualcuno. Cacciare “i vecchi” per assumerne di nuovi: operazione sulla carta discutibile dopo mesi in cui si è discusso proprio di come ridurre la spesa pubblica e il numero di dipendenti. Ma è presto per una valutazione complessiva visto che, come scrive sulla Stampa Roberto Giovannini
di concreto c’è molto poco, a parte il «sogno» di dinamitare in qualche modo la riforma di Elsa Fornero riaprendo le porte delle «baby-pensioni». Anche le esercitazioni del ministro del Lavoro Enrico Giovannini sulla «staffetta» tra anziani e giovani non hanno affatto incontrato un consenso unanime.
Però un precedente a cui agganciarsi c’è: parliamo dei circa 7000 pubblici dipendenti che grazie al decreto del governo Monti sulla spending review e alla circolare dell’allora ministro della Funzione Pubblica (e ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) Filippo Patroni Griffi potranno scampare alla tagliola della legge Fornero in quanto considerati «esuberi». In altre parole, questi settemila «travet» considerati ufficialmente in soprannumero potranno andare in pensione con le vecchie regole più convenienti; sempre purché il diritto all’assegno, determinato da 40 anni di servizio o dalle quote di età e anzianità, scatti entro il 2014 (e quindi i requisiti siano centrati entro il 2013).
Insomma, per statali con retribuzioni medio alte definiti in esubero dalla riforma Fornero sarebbe una vera e propria manna dal cielo. Licenziamenti popolari, li definisce la Stampa:
A utilizzare questa scappatoia per liberarsi di personale che non serve più, di età più matura, e comunque di stipendi più elevati ci si sta appunto pensando. A cominciare dal ministro della Funzione Pubblica Giampiero D’Alia, che ha iniziato a ragionare su ipotesi concrete. Anche perché come ovvio l’uscita verso la pensione e con età e trattamenti più favorevoli degli altri lavoratori colpiti dalla riforma del governo Monti – sarebbe un sistema di «licenziare» assai popolare. E comunque decisamente preferibile per i diretti interessati rispetto al dimezzamento dello stipendio. Due piccioni con una fava.
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