Statali, niente Jobs Act. Renzi: “Ho deciso io, ma i fannulloni andranno a casa”

Statali, niente Jobs Act. Renzi: "Ho deciso io, ma i fannulloni andranno a casa"
Matteo Renzi (Foto Lapresse)

ROMA – “Sono stato io a non volere che le norme del Jobs Act valessero anche per gli statali“: Matteo Renzi si assume la paternità della decisione che ha creato non poche polemiche negli ultimi giorni. Il Jobs Act (e il licenziamento per motivi economici in esso contenuto) non si applicherà ai dipendenti statali. Renzi, interviene in prima persona dopo la ridda di voci e di pareri tra chi, come il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e quello della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, non voleva che fosse estero anche a loro e chi sì, come il senatore e relatore del disegno di legge delega Pietro Ichino.

“In Consiglio dei ministri ho proposto io di togliere la norma sui dipendenti pubblici perché non aveva senso inserirla in un provvedimento che parla di altro. Il Jobs act non si occupa di disciplinare i rapporti del pubblico impiego, per il quale c’è una riforma in Parlamento. Noi siamo sempre pronti ad ascoltare ciò che dice Parlamento ma il Parlamento non decide sui decreti attuativi del governo”.

Nella consueta conferenza stampa di fine anno il premier avverte però i lavoratori pubblici:

“Le regole del pubblico impiego le riprenderemo nel ddl Madia. La mia idea è che chi sbaglia nel Pubblico paghi. Per chi non lavora bene perché non è messo in condizione di farlo, la responsabilità va attribuita ai dirigenti. Ma per i cosiddetti fannulloni va messa la condizione di mandarli a casa. Nel pubblico impiego io penso che chi lavora bene debba esser premiato di più e chi non lavora debba essere punito”.

Sui dipendenti statali il discorso verrà ripreso a febbraio o marzo, ha spiegato Renzi, che aggiunge:

“Io penso che il sistema di pubblico impiego vada cambiato e non necessariamente per applicare ciò che abbiamo fatto per il privato. Non vedo perché non prevedere lo scarso rendimento nel pubblico”, così come per i privati.

“Se noi abbiamo deciso di non mettere lo scarso rendimento nel privato, questo non vuol dire che non lo si possa mettere nel pubblico impiego. E visto che si entra per concorso, si può immaginare che i giudici abbiano un ruolo maggiore. Io sono un sistema per cui nel pubblico impiego chi sbaglia paga”.

“Come tutti penso che chi lavora nella P. A., essendo per il 99% delle persone assolutamente perbene, abbia diritto di vedere punito chi sbaglia ma il Jobs Act e il ddl Madia sono due cose diverse, per questo ho chiesto di togliere il riferimento al pubblico impiego dal Jobs Act. Ma se è giusto che un impiegato pubblico che sbaglia, partendo dai furti e arrivando all’assenteismo a volte vergognoso, paghi, la risposta è si’. Su questo sono pronto al confronto in Parlamento”.

Renzi loda la riforma del Lavoro del suo esecutivo:

“In dieci mesi abbiamo fatto una riforma del mondo del lavoro che è molto più flessibile, non solo di quella della Germania”.

Sul successore di Giorgio Napolitano al Quirinale dice:

“Se e quando Napolitano deciderà di lasciare avrà il diritto anzi il dovere da parte nostra di ricevere un grazie. Fino a quel momento ogni discussione è vana, da quel momento siamo nelle condizioni di poter individuare un successore. La legislatura dura fino al 2018. ci sono i numeri per eleggere il presidente della Repubblica. Non la penso come Sposetti, non credo ci siano 220 franchi tiratori.Ho grande stima della magistratura, è seria, non interferisce con le vicende politiche, non c’è possibilità per una classe politica che faccia il proprio mestiere di essere condizionata da qualsivoglia intervento esterno. Non ne vedo, sono certo che l’elezione del presidente non risentirà di questo”.

Test politico? E’ una cosa inesatta, quello sul Quirinale è un voto istituzionale di grande rilievo e importanza. Non è un voto di fiducia sulla maggioranza”.

E sulle aziende aziende municipalizzate come l’Ama, coinvolta nello scandalo di Mafia Capitale:

 Questo della riduzione delle partecipate è ancora un tema del governo, e proprio perché in tanti di noi tra quelli che compongono l’esecutivo, hanno gestito aziende pubbliche, non c’è alcun progetto Cottarelli per la riduzione partecipate, c’è un obiettivo Cottarelli, condiviso con il governo, ma il modo con cui si fanno queste cose deve essere serio. In questi anni il governo centrale non è stato serio con le autorità locali, ha cambiato le norme ogni tre per due. Gli interventi per la riduzione delle municipalizzate sono nel ddl Madia. Iniziamo a dire ‘compattiamole’. A dire che c’è un numero minimo per ambito territoriale. A dire che c’è un soggetto che è in grado di fare questa funzione da collettore e di ricucitura della aziende municipalizzate. Poi puoi discutere se quotarle, venderle o fare una Public Company.  L’obiettivo di ridurle da 8mila a mille non soltanto c’è, ma sarà realizzato. E si realizza in modo serio e non a colpi di spot”.

 

 

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