La lettera di Stefania Craxi al Corriere, indirizzata a Giuliano Amato

Pubblicato il 6 Maggio 2012 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Una lettera scritta da Stefania Craxi al Corriere della Sera indirizzata a Giuliano Amato. “L’Italia con te ha perso la vita democratica dei partiti e del Paese stesso”.

Caro direttore,
vorrei dire a Giuliano Amato che la sua nomina tra i consulenti incaricati di dare un taglio alle spese dello Stato è stata accolta dai sorrisi legati al ricordo della manovra che da presidente del Consiglio ha varato nel 1992, un provvedimento che ha fortemente inciso sui conti correnti degli italiani per far quadrare il bilancio. Niente di più errato, Giuliano. Non credo che tu sia intenzionato a prendere l’accetta e dimezzare i rimborsi elettorali ai partiti, cioè il finanziamento pubblico; non è nel tuo stile e nelle tue convinzioni. Con te è finita la vita democratica dei partiti e del Paese. La bocciatura del decreto Conso, che nel ricordo del discorso di Craxi del 3 luglio ’92 tentava di restituire il Paese e la politica ad una vita normale, dando impulso ad una Riforma del sistema che aveva mostrato tutte le sue storture, ha ufficializzato la presenza della magistratura nella vita politica con il condimento del giustizialismo; di lì a poco, l’arrivo sulla scena di Berlusconi e il sistema maggioritario hanno trasformato la politica in una specie di guerra per bande.

Nella sfrenata ricerca del consenso si è perso il senso della misura, col Parlamento trasformato in cassa di risonanza delle opposte fazioni. È la rigenerazione dei partiti e della politica il problema che hai davanti. Con te, caro Giuliano, la democrazia ha avuto il più serio vulnus, con te deve rinascere. Questo è il compito, il risparmio viene dopo. Il finanziamento pubblico dei partiti è una necessità, ma in misura tale da non trasformare i “tesorieri” in operatori finanziari, e questo lo sai benissimo. Alla fine anche tu qualche cosa taglierai, ma prendendo a misura la capacità o meno dei partiti di rigenerarsi, di spendere i soldi dello Stato per migliorare la loro vita democratica, per assolvere il compito che la Costituzione assegna loro: concorrere alla formazione della politica nazionale e alla selezione della classe dirigente. Ci sono cento modi, vecchie abitudini dimenticate, per supplire alla scomparsa delle sezioni, l’antico strumento di contatto con il territorio.

Moltiplicare le assemblee locali, i convegni per lo studio dei vari problemi, le scuole di partito, tutti gli strumenti della comunicazione di cui il mondo moderno dispone. C’è materia abbondante per spendere bene i soldi dello Stato. Rigenerare i partiti vuol dire rigenerare la politica, cioè migliorare la vita del Paese. Il tuo successo non si misurerà da quanto avrai tagliato, ma da quanto se ne avvantaggerà la vita del Paese.