Stefano Esposito: Roma m…? Non mi pento, non sono ipocrita

 

Stefano Esposito: Roma m...? Non mi pento, non sono ipocrita
Stefano Esposito: Roma m…? Non mi pento, non sono ipocrita

ROMA – Stefano Esposito, senatore e assessore a Roma non si pente. Per lui quel “Roma merda” cantato tante volte allo stadio quando era giovane e ripetuto con malcelato gusto ai microfoni de La Zanzara non è poi così grave. Soprattutto, spiega in una lunga intervista a Ernesto Menicucci per il Corriere della Sera, “non sono ipocrita”. Tradotto: Esposito non si pente e ammettere di aver sbagliato quando non lo si pensa sarebbe soltanto ipocrisia indotta da ragioni di opportunità politica.

Nell’intervista Esposito ricorda di aver dato, ma soprattutto preso, botte per la Juve e, tra le altre cose, definisce Luciano Moggi “un personaggio all’italiana”. Sola concessione alla sportività: “Il gol di Turone era buono, ma ci ho messo anni per capirlo”.  Alcuni passi dell’intervista:

Ruolo?
«Terzino destro, con licenza di offendere le gambe avversarie… Ora c’è mio figlio che fa i provini con la Juve».
Lei non lo porta allo stadio?

«No, ci va col nonno. Io, dopo l’Heysel, sono tornato solo un paio di volte».
Finale di Coppa dei Campioni ’85, Juve-Liverpool, 39 morti. Lei dov’era?

«Nella curva del tifo organizzato, dalla parte opposta del settore Z. Molti di noi scesero dagli spalti per andare di là, ma la polizia belga a cavallo caricò noi invece degli inglesi».

Festeggiò la vittoria?
«La partita non l’ho vista, sono andato via. Non si doveva giocare».

Ha mai tirato un sasso o usato un coltello?
«Macché. Botte sì: ma ne ho più prese che date».

Perché ha smesso con la curva?
«L’Heysel e la politica. Frequentavo la Federazione giovani comunisti. E la curva juventina era troppo a destra…».

Pentino del «Roma m…»?«Non vengo da una famiglia nobile, mio padre faceva il bidello, mia madre operaia. Ma ho imparato due cose: l’onestà e il non essere ipocrita».

Veltroni, tifoso juventino, che si mise la sciarpa della Roma al Circo Massimo, è stato ipocrita?
«Diciamo che si è piegato all’opportunità politica…».

(…)
Il gol di Turone a Torino, nell’81, era buono?
«Sì… Ma ci ho messo anni per convincermene».

(…)
Gli scudetti bianconeri sono 33 o 31, come stabilito dopo Calciopoli?
«Da tifoso 33. La Juve ha pagato oltre le sue responsabilità, anche se un anno di B è servito a distinguere i mercenari da chi è attaccato alla maglia».
Esempi?
«Ibrahimovic e Zambrotta da un lato. Buffon e Alex dall’altro».

Moggi è?
«Un personaggio all’italiana: per certi versi somiglia a Briatore. Moggi aveva sempre un bel codazzo di figure istituzionali intorno…».
Da juventino è più anti interista o anti romanista?
«No, la Fiorentina è sempre in cima… Poi c’è il Toro, dopo ancora Roma e Inter».

Quando Totti vi fece il «4, zitti e a casa» si è arrabbiato?
«Mi ha fatto rodere, ma è il bello del calcio. Totti è una bandiera, come Riva. È l’invidia che ho verso i romanisti».

 

Gestione cookie