Stipendi manager, un “tetto” per tutto lo Stato: Regioni, Authority…

ROMA – Il tetto per gli stipendi dei manager sarà applicato ad ogni amministrazione dello Stato, alle Authority indipendenti e alle Regioni. Questo quanto prevede la proposta di legge bipartisan appena depositata alla Camera. E che recepisce l’intesa raggiunta in occasione del parere sul Dpcm che trattava appunto del tetto ai manager.

Un tetto da quasi 300 mila euro anche per i manager pubblici delle Authority e agli enti locali dunque. Cosa non prevista fino a due giorni fa, quando il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi aveva smentito questo tipo di allargamento per “l’alta complessità”.

Per amministrazioni pubbliche, secondo quanto si legge nel testo della proposta di legge che porta, tra le altre, le firme di Roberto Zaccaria (Pd), Renato Brunetta (Pdl), Linda Lanzillotta (Api) e Mario Tassone (Udc), si devono intendere tutte le amministrazioni dello Stato, compresi istituti e scuole di ogni ordine e grado; istituzioni educative; aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo; Regioni; province; comuni; Comunita’ montane; Università’; Istituti autonomi case popolari; Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni; tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali; le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale.

Ma non basta. Nel tetto, che non potrà essere superiore alla retribuzione del primo presidente della Corte di Cassazione, vi rientrano anche i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, gli avvocati e procuratori dello Stato, il personale militare e delle Forze di polizia di Stato, il personale della carriera diplomatica e prefettizia. Nel provvedimento si stabilisce anche un altro limite: quello del cumulo delle diverse retribuzioni. Cioè in caso di “secondo stipendio”, questo non potrà essere superiore ad una percentuale tra il 20 e il 30% dell’ammontare complessivo del trattamento economico percepito.

Questo testo recepisce di fatto l’accordo che era stato raggiunto in commissione Affari Costituzionali sul Dpcm che recepiva l’articolo del decreto “Salva Italia” che metteva un limite alla retribuzione dei “manager” dello Stato. E’ probabile che si trovera’ un accordo tra i partiti per discutere il testo in sede legislativa.

Per quanto riguarda gli stipendi, quello più alto è quello del capo della polizia Antonio Manganelli, di 621.253,75 euro. Dietro di lui, in ordine, il capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta (con 543.954,42 euro) e il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli (con 462.642,56 euro). Più distanziati, il comandante generale del Corpo forestale dello Stato Cesare Patrone (362.442,13 euro) e il comandante generale della Guardia di Finanza, Nino Di Paolo (302.939,25). Nel caso di Di Paolo, però, si tratta della retribuzione percepita nel 2011 fino al 19 agosto, essendo poi andato in pensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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