ROMA – Via 40 agevolazioni alle imprese , la creazione di un fondo unico per l’incentivazione. Tutto per risparmiare 10 miliardi di euro. No a nuove spese se si vogliono abbassare le tasse. Questa la linea d’azione dell’economista Francesco Giavazzi per la spending review. La bozza del decreto legislativo è composta da 6 articoli e punta a tagliare e riordinare gli incentivi alle imprese.
L’articolo 3 esclude dal taglio gli “incentivi giustificati”, tra cui le norme finanziabili con fondi Ue e quelli legati a istruzione, ricerca, sanità.
Nella sua relazione Giavazzi spiega: “è solo utilizzando una riduzione della spesa per finanziare una corrispondente diminuzione della pressione fiscale che si favorisce davvero la crescita”.
FONDO UNICO INCENTIVI – Tutti gli stanziamenti a favore delle imprese confluiranno nel “Fondo unico per l’incentivazione” presso il ministero dello Sviluppo. Per vagliare le 40 agevolazioni abrogate dal testo opererà un Comitato tecnico che sarà istituito e disciplinato da un Dpcm. Il Comitato vaglierà “necessità e idoneita”‘ degli incentivi.
INCENTIVI CERTIFICATI – Gli incentivi alle imprese che ‘sopravviveranno’ alla razionalizzazione ipotizzata dall’economista Francesco Giavazzi, saranno ‘certificatì. Cioé la loro concessione sarà subordinata alla dimostrazione dell’effetto “addizionale” sull’attività dell’impresa e l’amministrazione che concede gli incentivi dovrà effettuareuna valutazione successiva per verificare l’efficacia del contributo pubblico.
LA REVOCA – La revoca è prevista per gli incentivi alle imprese che sono stati erogati e non utilizzati o assegnati e che non sono stati ancora erogati.n Esclusi i contributi in conto interessi su investimenti già realizzati e quelli per infrastrutture già in esecuzione.
Giavazzi ha scritto: “Un sussidio a un’impresa è efficace solo se induce attività addizionali, cioè non finanzia attività che la società farebbe comunque”. Questi effetti addizionali sono più evidenti per le attività di ricerca e sviluppo “ma solo per le Pmi e le start up”, scrive l’economista: “Invece non emergono effetti addizionali per altri tipi di sussidio quali ad esempio quelli erogati in aree in ritardo di sviluppo”.
IL RISPARMIO – Nel 2011 i trasferimenti alle imprese riportati nel conto consolidato di cassa del settore pubblico ammontavano a 36,3 miliardi. E per i risparmi possibili “un esercizio di stima basato su una serie di ipotesi, talvolta eroiche, consente di giungere ad un valore non lontano da 10 miliardi di euro l’anno”. Questo valore “produrrebbe nell’arco di 2 anni circa un aumento del Pil dell’1,5%”.
Le risorse dovrebbero servire a ridurre il cuneo fiscale. Ciò anche per far sì che i risparmi conseguiti tagliando i trasferimenti ad alcune imprese siano redistribuiti a tutte le imprese creando quindi un ampio consenso favorevole a questi interventi”.