Di Pietro e Vendola contro Monti: “Tagli alla difesa, non al welfare”

Antonio Di Pietro

ROMA – I tagli sono necessari? Che partano dalle spese militari allora, non dal welfare. La richiesta abbraccia una fetta notevole di forze extraparlamentari e non: Sel di Nichi Vendola, i pacifisti, Verdi, l’Idv di Pietro. La notizia però è che il governo sarebbe disposto a lasciare un timido spiraglio. Il ministro della difesa Giampaolo Di Paola ha sì chiuso su una riduzione di spesa per le armi ma ha lasciato la propria disponibilità a rivedere una parte delle spese del ministero.

Di Pietro si spinge fino a minacciare un “no” alla manovra se Di Paola non taglierà qualcosa: “Quest’anno mentre chiediamo alla gente di andare in pensione non qualche mese ma molti anni più tardi, prevediamo una spesa militare di oltre 20 miliardi. Non solo non c’è un euro in meno rispetto all’anno scorso ma ci sta pure qualche miliardo in più. Per il 2012 abbiamo previsto un finanziamento di 783 milioni per costruire quattro sommergibili e due fregate. Abbiamo in programma l’acquisto di 131 aerei f35/jsf, che ci costeranno 18 miliardi di euro solo come spesa base. A cosa ci servono tutte queste armi e perché, in un momento di crisi, sono più importanti dell’assistenza ai malati e ai bambini o delle pensioni di chi ha lavorato tutta la vita?”.

La questione però interessa anche il Pd. Anche Ignazio Marino interviene sull’argomento: “Dobbiamo impegnarci a cambiare questa manovra – dice il senatore Pd -. Con il solo costo di due cacciabombardieri f-35 si potrebbero trovare fondi per il sostegno giovani precari, o per ricondurre a una maggiore equità gli interventi sulle pensioni, o ancora evitare rincari sulle aliquote”.

Di Paola ha dato un segnale di disponibilità:  “Per capire che in questo momento di crisi economica bisogna ridimensionare uno strumento militare non più sostenibile – dice Di Paola – basta il buonsenso, non bisogna essere Napoleone. E io non lo sono”.

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