ROMA – Care Province arrivederci, la Spending Review è partita ma ha lasciato al loro posto i 61 enti che andavano soppressi, inclusi i 10 capoluoghi sostituiti con altrettante città metropolitane. Almeno per il momento. La sforbiciata del 20% agli enti pubblici, il riordino delle funzioni per i Comuni con meno di 5 mila abitanti e il taglio delle Province faranno parte del terzo capitolo di riordino della spesa pubblica. Quei 107 enti di area vasta sparsi lungo lo stivale sono ancora al loro posto e ci resteranno almeno per un altro mese ancora. Dalle ultime bozze del decreto è, infatti, sparito il progetto di accorpamento-soppressione. Il taglio è slittato a inizio agosto o al massimo alla ripresa dei lavori dopo le due settimane di pausa estiva. Salvo ripensamenti dell’ultim’ora.
Questo è solo l’ultimo di innumerevoli rinvii: una suspense lunga 4 anni che non accenna a calare. Era il 30 marzo 2008 quando gli italiani si avviavano alle urne e il candidato Silvio Berlusconi annunciava l’intenzione di “eliminare le Province”. Un proposito sbandierato anche da Udc e Idv. Da allora sono trascorsi 51 mesi: Berlusconi è stato prima eletto, poi si è dimesso, al suo posto il tecnico Mario Monti ci ha insegnato a chiamare i tagli con il più sofisticato e meno spaventoso nome di spending review, per la quale è stato chiamato anche un super-commissario straordinario del calibro di Enrico Bondi, ma di cancellare le Province ancora non se ne parla.