Tangenti Penati: la mail di Di Caterina e i caffè da 20 mila euro

MILANO – Una email inquietante finita nelle mani della guardia di finanza nel 2010. L’inchiesta sulle tangenti dell’area ex Falck che vede tra gli indagati l’ex sindaco di Sesto San Giovanni Filippo Penati, spiega l’Espresso in un’inchiesta firmata da Paolo Biondani, comincia da là, e precisamente da una perquisizione avvenuta lo scorso ottobre negli uffici dell’imprenditore Piero di Caterina, titolare dell’azienda di trasporti Caronte Srl.

I finanzieri trovano nel pc di Di Caterina una mail in cui l’imprenditore si rivolge agli “egregi Filippo Penati e Bruno Binasco”. Quest’ultimo lavora per il gruppo Gavio, un “colosso – spiega Biondani – che tra autostrade e costruzioni fattura più di sei miliardi”.

Di Caterina accomuna i due destinatari nella stessa mail e manda un messaggio chiaro: “Signori, come a voi ben noto, il sottoscritto, nel corso degli anni, a partire dal 1999, ha versato a vario titolo, attraverso dazioni di denaro, a Filippo Penati, notevoli somme di denaro”. L’imprenditore, spiega l’Espresso, a questa mail ci tiene visto che nel portafogli ne custodisce una copia stampata. Il messaggio del testo è vagamente minaccioso ma né Penati né Binasco denunciano nulla.

Cosa scrive Di Caterina?  Spiega l’Espresso che nella lettera “l’imprenditore premette di aver fatto “vari tentativi di riavere” un fiume di soldi versati per anni, a suo dire, “a Penati o a persone da lui indicate”, ma protesta di averne recuperato solo una parte. Il problema, aggiunge Di Caterina, sembrava risolto con l’intervento del “gruppo Gavio”, concordato dopo vari incontri “in Provincia e negli uffici di Tortona”. Come? Con uno stranissimo contratto preliminare: nel novembre 2008 il manager Binasco gli versa “una caparra di due milioni”, impegnandosi a comprargli un immobile a Sesto entro il 2010. Alla scadenza, però, rinuncia. E così perde l’anticipo, che a quel punto resta legalmente in tasca a Di Caterina. Per quel singolare accordo, la lettera chiama in causa anche un famoso architetto, Renato Sarno, che l’imprenditore della Caronte si azzarda a descrivere come “da tempo coinvolto negli interessi di Penati”. 

Due milioni lordi che però a Di Caterina non bastano causa tasse che li dimezzano o quasi. Così nella mail l’imprenditore chiede “ulteriori versamenti”, sempre per tappare i presunti debiti di Penati. Il titolare della Caronte ottiene un nuovo incontro nella sede del gruppo Gavio, “il 22 aprile 2009”, ma Binasco, questa volta, si rifiuta di pagarlo “con atteggiamento intimidatorio e minaccioso, ricordando i suoi trascorsi di ex galeotto” (arresto ai tempi di mani pulite, ndr)”.

Caffè amaro. Sul Corriere della Sera, invece, Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella raccontano delle accuse dell’imprenditore e politico Giuseppe Pasini  a Penati e al Pd. Pasini racconta di aver versato tangenti al bar, mentre sorseggiava un caffè. Caffè un po’ caro, da 20-30 mila euro, secondo disponibilità del momento.

Pasini spiega il Corriere della Sera, racconta di aver preso i caffè con l’assessore al Bilancio-Commercio-Edilizia privata di Sesto San Giovanni Pasqualino Di Leva. “Fino a due anni fa – sostiene Pasini secondo Ferrarella e Guastella – ho pagato tranche tra i 20.000 e i 50.000 euro per un totale che si aggira sulle centinaia di migliaia di euro. La prassi era che, quando veniva rilasciata una licenza, Di Leva mi chiamava e mi diceva che la licenza o qualche altro atto a me favorevole era stato approvato, e mi invitava ad andare a bere un caffè. Io capivo che avrei dovuto portare qualcosa e preparavo in una busta dei contanti che consegnavo in Comune. Decidevo io l’importo in base alle mie disponibilità. Ricordo per esempio che due anni fa ottenni la licenza per la costruzione dell’edificio dell’Alstom Power nell’ambito dell’area Marelli e in quell’occasione gli ho dato circa 30-40.000 euro”.

Quanto alle presunte mazzette a Penati, Pasini si dice convinto che fossero soldi destinati “al partito a livello nazionale”.  Penati, peò, non ci sta, respinge tutte le accuse e attacca a sua volta Pasini: “Singolare che Pasini nel 2001 paghi 4 miliardi all’estero a Di Caterina e Di Caterina nel 2010 chieda che io gli restituisca quei soldi: siamo alle tangenti con l’elastico… Pasini si è candidato nel 2007 a sindaco di Sesto per il centrodestra, tutti si chiedono perché abbia aspettato 10 anni a parlarne. Crolla la credibilità di questi due imprenditori che, da indagati, mi accusano per coprire i loro guai”.

 

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