Taranto, il sindaco Ippazio Stefano: “Rinuncio alla pistola”

Pubblicato il 24 Maggio 2012 - 11:26 OLTRE 6 MESI FA

Ippazio Stefano e la foto con la pistola

TARANTO – ”Rinuncio alla pistola”: il rieletto sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, esponente di Sel, lo ha scritto in una lettera inviata al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che  lo aveva invitato a ”deporre quella stupida cosa inanimata, di buttar via quella pistola, perche’ tu possa sentirti pienamente protetto solo dal nostro affetto e dalla nostra stima”.

Stefano lo ha annunciato nel corso di un’intervista a Maurizio Belpietro e trasmessa da Canale 5. Stefano ha ricordato che durante la campagna elettorale ha ricevuto una lettera di minacce nella quale c’era scritto ”ritirati dalla competizione elettorale”.

”Io ho vinto – ha concluso – quindi chi mi ha scritto quella lettera ormai si sara’ convinto che dovra’ accettarmi come sindaco per altri cinque anni”.

Negli anni Novanta fu Giancarlo Cito, padre di Mario (risultato perdente nel ballottaggio con Stefano), a guadagnarsi l’appellativo di sindaco-sceriffo perché – riporta l’Ansa- “girava per la città con le pattuglie di vigili urbani”.

LE PAROLE DI VENDOLA – ”Non sono le armi che ci proteggeranno, è il disarmo che ci proietterà in una nuova epoca: quella in cui potremo uscire dalla infinita preistoria delle piccole e grandi guerre. Per questo ti chiedo di deporre quella stupida cosa inanimata, di buttar via quella pistola, perche’ tu possa sentirti pienamente protetto solo dal nostro affetto e dalla nostra stima”, aveva scritto il governatore della Puglia, Nichi Vendola.

”Certo non è facile convivere con le minacce e le aggressioni. Certo, se ti mettono alle calcagna una protezione di polizia i giornali magari poi stigmatizzano il privilegio di un’auto blu. (Sulle stesse pagine su cui invocano il far west e disseminano la paura, oggi storcono il naso su quel fotogramma che ti coglie in armi). Caro Ezio, credo di aver capito il tuo stato d’animo e la tua scelta, impulsiva e solitaria. Hai pensato che dovevi cavartela da te, non recare disturbo alle istituzioni. Ma in questo caso, scusami la sincerità, la tua generosità è un errore. Perché trasmetti un messaggio negativo, legato all’immagine del farsi giustizia da sé, del trasferire su ogni singolo individuo un compito e un potere che devono appartenere allo Stato”.