ROMA – Dal 2,5 per mille fino al 3,3 per mille. Tanto la Tasi potrà essere aumentata dai Comuni, a loro discrezione, basta che non aumenta più dello 0,8 per mille. Lo ha deciso il governo Renzi in uno dei suoi primi provvedimenti.
Sulle seconde case, l’aliquota sale dal 10,6 all’11,4 per mille. I comuni potranno anche spalmare l’aumento sulle due categorie. I soldi che arriveranno, saranno utilizzati per non far pagare la Tasi a quei 5 milioni di italiani che non hanno pagato la vecchia Imu.
Venerdì era il giorno del nuovo decreto per Roma, ma sul tavolo del Cdm è andata anche la maggiorazione della Tasi peraltro già prevista dal governo Letta: è stata approvata dall’esecutivo.
“Abbiamo approvato su proposta del ministro dell’Economia il dl Tasi”, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio spiegando che “per ciascuna tipologia di immobile la flessibilità è fino all’0,8 per mille. La Tasi è una tassa municipale che andrà regolata dai sindaci come è giusto che sia e che saranno in grado di renderla più equa e flessibile”. In sostanza gli enti locali potranno effettuare i ritocchi verso l’alto concordati con il precedente esecutivo. Un punto, questo, che ha subito scatenato i commenti negativi di Forza Italia. Daniele Capezzone ha detto:
“È deludente e preoccupante che il primo Consiglio dei ministri del Governo Renzi cominci sulla linea sbagliata del Governo Letta-Alfano, confermando l’accordo con i sindaci per un ulteriore aumento dell’aliquota Tasi”.
Neanche Confedilizia ha apprezzato:
“Dal governo Renzi – afferma Sforza Fogliani – ci attendiamo una particolare attenzione, proprio in funzione della sua esperienza di Sindaco, contro l’emergenza casa, che si governa ripristinando il volano degli affitti della proprietà diffusa e non gettando soldi per la costruzione di case popolari che verranno pronte sì e no fra dieci anni, e pronte per essere in gran parte subito occupate abusivamente o governate dalla malavita come già avviene in molte città”.
Riguardo agli immobili della Chiesa, è giallo. Nel decreto viene garantita l’esenzione per i 25 immobili della Chiesa indicati nei Patti lateranensi, una lista che comprende la residenza del Papa a Castel Gandolfo.
Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta spiega però che la Tasi andrebbe pagata da tutti gli altri immobili religiosi, chiese ed oratori compresi perché “questa è una tassa sui servizi non sul patrimonio”. I collaboratori del ministro dell’Economia smentiscono però questa possibilità, affermando che la Tasi graverà sugli immobili commerciali della Chiesa ma non sui luoghi di culto.
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