“Tassare i capitali scudati? Impresa ardua”: lo sanno pure alla Camera

Pubblicato il 8 Dicembre 2011 - 16:49 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Tassare i capitali rientrati con lo scudo fiscale è impresa quantomeno ardua: lo sanno anche i tecnici della Camera dei Deputati. Per questo i tecnici nutrono dubbi sull’applicazione della una tantum sui capitali scudati. L’imposta ”potrebbe non trovare applicazione sul complesso dei capitali già emersi” visto che il contribuente potrebbe avere investito in altre attività’ o potrebbe avere ”spostato la sua posizione presso un altro intermediario”.

Nel dossier del Servizio Bilancio si evidenzia anche ”la necessità di acquisire chiarimenti circa la compatibilità di tale segnalazione con la garanzia di anonimato delle dichiarazioni di emersione delle attività da parte degli intermediari nei confronti dell’amministrazione finanziaria, prevista dalla normativa vigente,a la fine di escludere effetti pregiudizievoli sulle maggiori entrate ascritte alla norma in esame”.

Infine, considerato che si tratta di una entrata ‘una tantum’ per i tecnici della Camera ”andrebbe acquisito un chiarimento del governo sui possibili effetti in termini di indebitamento netto strutturale”.

Oltretutto  in molti si rifiuteranno di pagare perché magari hanno beneficiato del condono del 2001 o del 2003 e nel frattempo i capitali “scudati” li hanno spesi. Perché possono impugnare il provvedimento che di fatto è una tassazione aggiuntiva retroattiva. O perché viene meno il vincolo di segretezza, anche se questa è una particolarità tutta italiana non prevista negli scudi fiscali decisi negli anni passati da Usa, Gran Bretagna e Francia.

Vincolo di segretezza che, come spiega il Sole 24 ore, in realtà viene meno subito perché l’apertura e l’estinzione dei conti scudati deve essere comunicata all’Anagrafe dei rapporti finanziari. In pratica l’Agenzia delle Entrate disporrà dei dati senza dover neppure interrogare gli intermediari.