“Meno tasse per tutti, meno deficit per l’Italia”. Berlusconi ripromette il miracolo

Berlusconi e Tremonti al Senato (Lapresse)

ROMA – Ha promesso, garantito, giurato. Promesso che abbasserà le tasse, garantito che non farà deficit, giurato che è possibile. Nelle parole di Silvio Berlusconi al Senato i conti tornano, nelle cifre dell’econonia, nei numeri del bilancio pubblico, nella realtà delle cose è una “quadra” al limite e oltre l’impossibile. Al limite e oltre in fondo e al fondo per sei robuste e toste ragioni, quelle che ha elencato lo stesso Berlusconi: “Debito pubblico del 20% superiore alla ricchezza prodotta, il quarto debito al mondo pur non essendo l’Italia la quarta economia la mondo”. “Dipendenza quasi totale dall’estero per l’energia, che ci costa il 40% in più ad esempio della Francia”. “Deficit infrastrutturale che alza del 30 per cento i costi dei movimenti di persone e merci”. “Giustizia civile lenta fino allo sfinimento”. “Pubblica Amministrazione pletorica e oppressiva”. “Evasione fiscale quasi senza uguali al mondo”. Con queste sei palle al piede l’Italia dovrebbe “garantire all’Europa e ai mercati” la manovra di stabilità finanziaria, cioè i 40 miliardi di rientro entro il 2014, e regalare ai suoi cittadini-contribuenti “tre sole aliquote Irpef e più basse di quelle attuali”. Crederci o no non è questione di fede o di schieramento politico, è questione di matematica. E la matematica dice che questa “quadra” è una promessa, un impegno, niente di meno ma anche nulla di più di una promessa per ora stampata sulla carta degli atti parlamentari e non messa in colonna nelle cifre di provvedimenti economici.

Si vedrà presto, molto presto, a meno che Berlusconi non eluda la sua stessa promessa. Si vedrà entro giugno, al massimo inizio luglio. Berlusconi ha detto al Parlamento che “prima della pausa estiva” arriveranno sia la manovra che la riforma fiscale, sia la garanzia ai mercati che l’Italia non fa deficit e debito ulteriori, sia il sollievo fiscale per chi le tasse le paga. E non solo, altre cose arriveranno: la “punizione” per i Comuni in deficit strutturale e il “premio” per i Comuni “virtuosi”. Il premio sarà poter spendere se hanno soldi in cassa, la punizione…non è chiaro quale sarà. Arriveranno anche cinque e solo cinque nuove tasse al posto della miriade di quelle che ci sono e arriverà la razionalizzazione delle “esenzioni e regimi fiscali”. Formula dietro la quale si cela e neanche tanto il fatto che i miliardi, pochi o tanti che saranno, risparmiati dal contribuente sull’Irpef dovranno essere pareggiati dai miliardi che il contribuente non si vedrà più “esentati” sotto forma di regimi speciali o detrazioni all’imponibile. Arriveranno anche risparmi e tagli alle spese per le missioni militari all’estero, ma dalla Libia e dagli altri fronti l’Italia non se ne andrà, ridurrà ma non se ne andrà.

Cambierà tutto con vantaggio per tutti e senza danno per nessuno, questa è la promessa. Ciò che non cambierà è il governo, Berlusconi ha detto che non ci pensa nemmeno ad andarsene oggi e neanche nel 2012, vuole finire la legislatura, restare dove sta. Anche se “non in eterno”, lasciando intravedere la possibilità che alle elezioni del 2013 non sarà lui a correre da candidato premier. Non proprio una certezza, non proprio una primizia, ma va registrata. E non cambierà il patto con Bossi: “Non ci separeremo mai, non ci separeranno mai”.

Quattro quinti di coloro che nei sondaggi si dichiarano propensi all’astensione sono ex elettori di Berlusconi e di Bossi. Questo loro momentaneo ritiro di fiducia e delega porta l’alleanza Lega-Pdl-La Destra al 40 per cento, dietro il centro sinistra che sta al 43 e porta nei sondaggi il Pd al sorpasso, sia pur per decimali nei confronti del Pdl intorno a quota 28 per cento. Questi elettori ieri di Berlusconi e Bossi e domani chissà si aspettano da Berlusconi e Bossi meno tasse e basta, vogliono che il loro personale bilancio vada in positivo, altrimenti non tornano a votare per Bossi e Berlusconi. Sarà l’esame interno per la promessa di Berlusconi.

L’Europa ma soprattutto i mercati finanziari mondiali si aspettano che se Berlusconi e Bossi tagliano qua un euro di tasse, un euro e niente di meno incassino da qualche altra parte o smettano di spendere. Sarà l’esame esterno per la promessa di Berlusconi. Le due “giurie” difficilmente daranno la stessa sentenza: basteranno poche settimane per sapere se Berlusconi ha ancora una volta promesso l’impossibile o quasi sapendo come dirlo ma non sapendo come farlo oppure se, per la prima volta da quando governa, e sono più di dieci anni, farà un miracolo non fatto solo di parole. Per ora ha convinto 317 deputati, deve convincere chi muove centinaia di miliardi di euro e detiene milioni di voti. Tra il dire e il fare c’è davvero di mezzo un mare, anzi due.

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