Tasse. Imu e Tares diventano Service Tax: Rifiuti a parte: risparmio 115 euro

Pubblicato il 17 Agosto 2013 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA
Tasse. Imu e Tares diventano Service Tax: pagherai secondo il Comune in cui vivi

Pier Paolo Baretta, sottosegretario Economia: la Imu non si può abolire

C’è un passo avanti del federalismo fiscale nel futuro della Imu, che sarà reso noto ufficialmente nella riunione del Consiglio dei ministri che chiuderà il mese di agosto. Le ipotesi circolano in turbine, ma si può scommettere che sarà sostituita da una nuova tassa, che probabilmente partirà già a dicembre, in modo da far dire formalmente che la Imu è stata abolita e fare risparmiare due miliardi di euro al Tesoro dello Stato centrale. Il suo impatto non sarà neutro né uguale su tutta Italia: ci sarà chi paga di più e chi di meno, a seconda del Comune in cui vive. Pagheranno di più gli inquilini.

Qualcuno ha fatto due righe di conto, la Uil, Servizio politiche territoriali, citata da Valentina Conte su Repubblica:

“In media, ogni famiglia paga 225 euro di Imu prima casa e 305 euro di rifiuti. Se il primo balzello sparisse e arrivasse la Service Tax, la famiglia media dovrebbe versare 110 euro extra (utili a finanziare l’illuminazione pubblica, i marciapiedi, l’anagrafe,la polizia municipale e così via). Il risparmio sarebbe dunque di soli 115 euro. Ovvero la metà della Imu”.

Ecco i punti del ragionamento:

1. sarà abolita la prima rata, che si doveva pagare a giugno e è stata rinviata al 16 settembre. Dal ministero dell’Economia fanno sapere che ancora cercano con fatica i 2,4 miliardi che servono per coprire il minor gettito, ma è probabile che in realtà ormai le idee le abbiano ben chiare; se così non fosse, ci sarebbe da essere allarmati ancor più di quanto non lo si sia già;

2.  non si sa ancora nulla della seconda rata 2013;

3. per il 2014 si profila una mezza presa in giro, almeno per una parte dei contribuenti:  si sa che la Imu sarà abolita, ma si sa anche che risorgerà sotto l’aspetto di una nuova tassa, la “service tax”,

“una nuova imposta che, nella sostanza, metterebbe insieme Imu e Tares, la rinnovata tassa sui rifiuti”,

come anticipa sul Corriere della Sera Enrico Marro, sempre bene informato. La Tares è più cara delle precedenti, c’erano già state polemiche nei mesi scorsi, anche perché difficilmente in Italia c’è un contribuente felice di come funziona quella che una volta si chiamava la nettezza urbana. Abolirla nel nome e fare risorgere anche la già odiata Tares in una nuova anglosassone service tax sarebbe il classico due piccioni con una fava.

Sulla tassa dei rifiuti in realtà non tutto è chiaro. Secondo Valentina Conte essa resterà:

“La Service Tax cancellerà solo metà Imu, comporterà una spesa media di 110 euro a contribuente più la tariffa rifiuti, dimezzerà di fatto l’imposta sulla prima casa, cambiandone nome però e consentendo ai partiti di celebrare la fine della Imu. Con due controindicazioni: la pagheranno anche gli affittuari e non includerà la tassa sui rifiuti, da versare separatamente. Altro che tassa unica”.

C’è poi un altro vantaggio per il Governo, perché, scrive Marro,

“sarebbero poi i Comuni a decidere come modularle la tassa fino al punto, se vogliono, di non applicarla alla prima casa”.

Sotto il velo si intravvede una forma di federalismo fiscale: pagheranno più tasse gli abitanti dei Comuni peggio amministrati, più problematici o con la classe politica più ladra. Conclusione:

“Se la Service tax partisse quest’anno con un pagamento a dicembre, formalmente la Imu sarebbe cancellata, ma non è detto che tutti i proprietari di prima casa non pagherebbero più nulla. Per loro, infatti, il 2013 si concluderebbe certamente col fatto di non aver pagato la Imu mentre l’eventuale versamento della nuova imposta a dicembre dipenderebbe dalle decisioni del Comune dove si trova l’immobile. In questo schema servirebbe una copertura una tantum di 2 miliardi quest’anno e di 2 miliardi strutturale dal 2014, che dovrebbero essere trovati soprattutto sul versante della spending review, cioè con tagli della spesa improduttiva. Se invece la nuova tassa debuttasse l’anno prossimo, la copertura da trovare per quest’anno salirebbe a 4 miliardi. Decisamente troppi per il Tesoro, tenendo conto che bisognerebbe reperire anche le risorse per evitare l’aumento dell’Iva a ottobre (un miliardo), per rifinanziare la cassa integrazione in deroga e per tagliare il cuneo fiscale sul lavoro”.

Non è però tutto così facile come sembra e meno che mai i nodi sono stati sciolti:

“Dentro alla maggioranza le posizioni tra Pdl e Pd restano distanti”.

Il rompicapo della Imu, come lo definisce Marro, è sulle coperture: l’unica disponibilità data dal ministero dell’Economia è sulle risorse per abolire la prima rata del 2013 e

“col decreto di fine agosto si stabilirà, in un modo o nell’altro, che quella rata, appunto, non è più dovuta. Benché si tratti di una copertura una tantum, spiegano al Tesoro, i tecnici stanno faticando a trovarla, stando attenti ad evitare aumenti delle entrate, altrimenti per i contribuenti sarebbe fin troppo facile concludere che mentre risparmiano da una parte pagano di più da un’altra. Insomma, una presa in giro”.

La situazione si complica

“maledettamente quando si passa ad esaminare il destino della parte restante della Imu 2013 sulla prima casa e che cosa fare dal 2014, tenendo conto che il gettito annuo dell’imposta sull’abitazione principale è di circa 4 miliardi”.

Due le domande ancora senza risposta:

“1) Nel 2013 la Imu sulla prima casa non si pagherà per nulla o solo per metà?

“2) Dal 2014, quando la Imu dovrebbe essere sostituita con una nuova imposta, sulla prima casa si pagherà ancora?”

Le risposte non ci sono,

“perché finora non è stato trovato un accordo nella maggioranza tra il Pdl, che chiede di abolire del tutto il prelievo sulla prima casa a partire da quest’anno, e il Pd, che propone una rimodulazione dell’imposta che esenterebbe dal pagamento i redditi medio bassi”.

Intanto, il sottosegretario all’ Economia, Pier Paolo Baretta, ha messo le mani avanti:

“Se qualcuno pensa che si possa cancellare completamente la Imu sulla prima casa nel 2013 e trascinarsi questa manovra nella riforma strutturale, allora deve dire come copre i 4 miliardi di mancato gettito per quest’anno e i 4 che servirebbero dal 2014 in poi”.

Difficile è capire quanto si debba la rigidità del Tesoro al problema di trovare quattro miliardi fra le centinaia di miliardi che spende lo Stato o quanto dipenda dalla necessità, sacrosanta, di non darla vinta a Berlusconi, che si è attaccato a questa idea Imu di bassa demagogia peronista con passione senile.

O quanto ancora discenda dalla esigenza di non mandare ai mercati, che hanno appena iniziato a dare di nuovo fiducia all’Italia, un nuovo messaggio di caos nella gestione della finanza pubblica, abolendo, per puro interesse politico di parte, una tassa che, giusta o ingiusta, ha costituito un asse portante del risanamento italiano.

Resta il fatto che in un modo o nell’altro, ci toglieranno la Imu e ci appiopperanno una nuova tassa. La Service tax.

Commenta Valentina Conte:

“Dietro la proposta di Saccomanni, si cela una mossa abilissima, che consente di cancellare e superare la Imu in un solo colpo, grazie a un cambio di nome e funzione: non più balzello sul mattone, ma contributo ai “servizi indivisibili” dei Comuni. Non più Imu, ma Service Tax. Insomma, una tassa nuova che somiglia tanto a una vecchia, la Res. Approvata dal Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2011, in prima lettura. E dunque dal governo Berlusconi, con Calderoli e Tremonti sponsor e ministri. Indispensabile per chiudere una falla di allora, quella dell’Ici sulla prima casa abolita. Ma mai entrata in funzione, perché sostituita dall’Imu di Monti che un mese dopo era a Palazzo Chigi.

“La vecchia Res valeva 3,1 miliardi. Ed era strutturata come l’ancor più antica Isi di Amato, la zia dell’Ici. E cioè aliquota al 2 per mille, nessuna detrazione, rendita rivalutata del 5%”.
Ora, invece mettendo assieme Imu prima casa (4 miliardi) e tassa sui servizi (1 miliardo, in arrivo a fine anno) si arriva a 5 miliardi:

“Ripristinare la vecchia Res ne copre 3 abbondanti. I restanti 2 miliardi li mette il Governo. La Res non può che essere accolta da tutti: il Pd difatti l’ha inventata (Marco Causi nel marzo 2011 propose la Tax Service), il Pdl l’ha ripresa e presentata come una vittoria del federalismo, approvandola addirittura in Consiglio dei ministri.

“Ma con un pregio. Il Pdl potrebbe dire: abbiamo eliminato l’Imu. Il Pd: l’abbiamo superata. I Comuni: è finalmente una tassa municipale e potremo usarla a seconda dei bisogni, esentando, scontando, agevolando chi è in difficoltà”.
Vincono tutti? Quasi. Perché chi è in affitto pagherebbe una tassa in più. E il risparmio non sarebbe epocale.
“Ma Saccomanni è chiaro. «La Tares deve assicurare la copertura integrale della totalità dei costi riguardanti il ciclo di gestione dei rifiuti». Tradotto: i quasi 5 miliardi che le famiglie italiane devono ai Comuni solo per la spazzatura restano. Poi però si può «introdurre la Service Tax per la copertura dei servizi indivisibili».