ROMA – Continua la polemica sulla Tav nel governo, in particolare il balletto sull’analisi costi-benefici: è un segreto di Pulcinella che l’esito sarà negativo, e almeno dal 20 dicembre, ma la commedia serve a prender tempo, a dar modo a Salvini e Di Maio di suonarsele senza danni nei comizi e senza rischi per l’esecutivo. L’opera non si farà perché costa troppo, i grillini non perderanno la faccia, i leghisti si inchineranno alla legge dei numeri. Ma non si dice almeno finché dura l’eterna campagna elettorale.
Per caso a un comizio a Terni, il ministro dell’Interno Salvini ha attaccato lamentandosi con il collega alle Infrastrutture Toninelli perché ha consegnato alla Francia il dossier dell’analisi-costi benefici finora chiuso nel suo cassetto, prima che a lui, membro dello stesso governo,
“Io, da vicepresidente del Consiglio che rappresenta gli italiani non ho l’esame costi-benefici della Tav ma pare che ce l’abbiano a Parigi. Questo è abbastanza bizzarro…”, ha dichiarato. Subito ha risposto Toninelli.
Le agenzie mattutine del botta e risposta hanno iniziato a rincorrersi come in un minuetto. “Perché dei numeri che riguardano il futuro degli Italiani sono conosciuti prima a Parigi che a Roma? Io non cambio idea, l’Italia sulle grandi opere pubbliche deve andare avanti, non bloccare e tornare indietro”, ha insistito Salvini.
“Abbiamo dato la relazione prima alla Francia perché si tratta di un trattato internazionale. Matteo deve avere ancora un po’ di pazienza, quando sarà il momento gliela porterò io personalmente in busta chiusa”, spiega sussiegoso il titolare del Mit.
Chi sospetti scambi inconfessabili tipo tu non insisti sulla Tav io non ti faccio processare per la Diciotti deve stare attento: Salvini ha fatto in tempo a minacciare querela.
Si infila poi nella danza anche Di Maio: “Salvini stia tranquillo, neanche io l’ho letta l’analisi costi-benefici. Però, io quando mi sveglio penso al fatto che da Roma a Pescara ci vogliono 7 ore in treno, non mi sveglio pensando a un buco per collegare Torino-Lione. Non mi sveglio pensando a come collegare meglio italiani francesi, ma a come collegare meglio italiani e italiani”. Più sovranista del re, e anche un po’ veggente, magari non la leggerà mai.
Peccato non ci sia più un Mike Bongiorno ad aprire buste di questo calibro. Però ce li vediamo i tre ministri al momento del fatidico verdetto: all’apertura della busta occhi sbarrati, mano sulla bocca come per contenere lo stupore, devono solo imitare l’espressione delle finaliste all’incoronazione di Miss Italia. Non ci posso credere!