Una buona tazza di tè: Hitchens, sul Corriere, pausa tra stragi e Berlusconi

Pubblicato il 6 Gennaio 2011 - 11:42 OLTRE 6 MESI FA

Sono passati quasi quarant’anni e almeno una parte degli italiani si è evoluta, si è fatta più raffinata e colta, fa le vacanze di Natale a New York e il ponte di Sant’Ambrogio – Immacolata a Londra o Parigi. Non pensate sempre a quanto si è involgarita l’Italia per colpa delle tv di Berlusconi, perché quella parte d’Italia una volta era ancora più volgare e becera, solo che l’establishment non se ne accorgeva perché nemmeno la prendeva in considerazione. Non è stato Berlusconi a renderli più volgari: semplicemente gli ha dato quello che volevano per passare delle serate un po’ più decenti di prima.

Ma non è a questa Italia berlusconianamente volgare che il Corriere della Sera si rivolgeva e si rivolge. I suoi lettori sono la borghesia più o meno buona di Milano e una parte di quelli che nel resto d’Italia leggono i quotidiani: quadri aziendali, professionisti, medici, insegnanti, la classe dirigente.

A loro, nell’edizione del 5 gennaio 2011, il direttore del Corriere in carica oggi, Ferruccio De Bortoli (che fece i primi passi in casa Corriere proprio negli anni di Ottone) ha dedicato la piccola sorpresa: l’articolo in prima pagina in cui si dibatte su come si prepara una buona tazza di té. Sorpresa, garbata, elegante, chic ma non shock, perché ormai siamo abituati a ben altro e probabilmente anche una piacevole sorpresa perché l’assomigliare agli inglesi è da tempo immemorabile una delle massime aspirazioni degli italiani di fascia alta.Chi non ricorda il presidente della Camera e mito della sinistra Gianfranco Fini immortalato a Roma in bicicletta con la compagna Elisabetta Tulliani una domenica del marzo 2010, sospirare compiaciuto che si sentiva “molto british”?

E come a Piccadilly, anche i bar del centro di Milano alla sera dopo le cinque sono affollati di eleganti persone sedute ai tavolini impegnate nella cerimonia del “five ‘o clock tea”.

Leggere quindi sul loro giornale la dissertazione su come si fa il té, sviluppata da Christopher Hitchens, uno dei giornalisti e polemisti più in auge nel mondo anglosassone, non può che avere acceso il loro interesse, così come è certamente avvenuto nelle cento altre capitali d’Italia. Hitchens non è uno qualunque e molti certamente lo conoscono anche in Italia: tra i suoi exploits l’avere chiesto l’arresto di papa Benedetto XVI per avere coperto i preti pedofili, per avere rifiutato che si pregasse per la sua guarigione dal tumore all’esofago, per avere definito Carlo, erede al trono inglese, il “principe delle idiozie”.