Il Quirinale “puntiglioso”: ora arrivano processo breve e riforma della Giustizia. Nuovi rilievi?

Pubblicato il 2 Marzo 2011 - 00:13 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dopo l’attacco di lunedì di Silvio Berlusconi allo staff del Quirinale, accusato di intervenire ”puntigliosamente su tutto”, resta alta la tensione fra Palazzo Chigi e il Colle.

Giorgio Napolitano, come ha fatto sapere sabato, all’atto della promulgazione del decreto milleproroghe, è solo parzialmente soddisfatto delle modifiche apportate in accoglimento delle sue osservazioni e attende che l’esecutivo adotti alcuni ”opportuni correttivi”.

Le correzioni più attese riguardano la proroga del divieto di incroci proprietari tra tv e giornali e l’eliminazione dell’anatocismo. Correzioni dettate, la prima, da un ordine del giorno approvato dalla Camera, la seconda da un ordine del giorno accolto dal governo.

L’occhio vigile del Quirinale resta inoltre puntato sulle misure in itinere sulla Giustizia, il processo breve, all’esame della Camera, che secondo le opposizioni si configura come una legge ad personam, e il disegno di legge di revisione costituzionale sulla giustizia che il governo sta ancora mettendo a punto.

Per presentarlo alle Camere, in base all’articolo 87 della Costituzione, servirà l’ autorizzazione del Presidente della Repubblica, che ne verificherà la compatibilità con le norme fondamentali dell’ordinamento. In questa fase, con l’ausilio del suo ”puntiglioso” staff, Napolitano farà un esame severo. Sia per la delicatezza della materia sia perché sulle leggi costituzionali approvate a maggioranza semplice, di fatto, il potere successivo del capo dello Stato di rifiutare la promulgazione è limitato, dovendo procedere a questo atto solo dopo l’esito di un pressoché certo referendum popolare confermativo.

Il governo e’ consapevole che dovrà superare questo scoglio, e ciò spiega, almeno in parte, un certo nervosismo ed anche alcuni segnali secondo i quali gli estensori del testo starebbero rinunciando alle misure più drastiche e controverse – ad esempio la modifica dell’obbligo dell’azione penale – per scegliere una linea meno conflittuale con gli orientamenti della Presidenza della Repubblica.

Sul piano politico, sono da notare le dichiarazioni del ministro leghista Roberto Calderoli che, per ”uscire dal coro”, ha preso le distanze dalle accuse rivolte da Berlusconi al Colle. ”Ho avuto sostegno, aiuto e collaborazione non solo dal Presidente della Repubblica, ma anche – ha detto nell’Aula di Montecitorio – dai suoi collaboratori. Ritengo che da tutti ci sia la possibilità di imparare e intendo proseguire su questa strada, con le istituzioni, con la maggioranza e le opposizioni”. .