Tetto stipendi, la Casta rilancia: "Nessuno riceva più di 300 mila euro l'anno dallo Stato"

ROMA, 8 MAR – Nessuno riceva dallo Stato piu' di 300 mila euro l'anno. E' il principio che Pdl, Pd e Terzo polo si preparano a far diventare legge. Al piu' presto. Per estendere la norma del decreto 'Salva Italia' sul tetto agli stipendi nella Pubblica amministrazione a tutti coloro che oggi sono esclusi. Proprio tutti. Dai presidenti delle Authority, ai dirigenti delle grandi municipalizzate, passando per magistrati, avvocati dello Stato, militari e diplomatici.

I tecnici del ministero della Pubblica amministrazione sono al lavoro per mettere a punto il testo definitivo del dpcm che dara' il via al primo taglio alle retribuzioni dei 'super-manager' pubblici, previsto dal decreto 'Salva Italia'. Probabilmente senza variazioni di sostanza, ma con qualche piccolo aggiustamento, per tenere conto delle indicazioni espresse nei pareri delle Camere. Il testo sara' poi esaminato dal premier Mario Monti e dopo la sua firma gli stipendi piu' alti di 300 mila euro saranno tagliati. Subito.

Per ora il tetto retributivo riguarda pero' solo le pubbliche amministrazioni statali. Un limite che va corretto, secondo i parlamentari di Pdl, Pd e Terzo polo. Che si fanno promotori di un altro giro di vite. E, con una proposta di legge bipartisan (firmata da Bressa e Zaccaria per il Pd, Brunetta e Calderisi per il Pdl, Lanzillotta dell'Api e Tassone dell'Udc) rilanciano l'austerity ai vertici della P.a., estendendola a tutti gli 'stipendiati' dallo Stato. I deputati avrebbero voluto inserire la norma del dl Semplificazioni, ma non era possibile. E cosi' adesso chiedono che la loro legge sia approvata in tempi rapidi, con una corsia preferenziale, in sede legislativa.

Il testo e' lungo appena una paginetta. Ma fissa un limite invalicabile di circa 300 mila euro (lo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione) per manager delle Autorita' indipendenti e del Servizio sanitario nazionale, Camere di commercio, Forze di polizia e magistrati. E anche dirigenti degli enti locali, dal momento che si impone alle Regioni di adeguarsi. Mentre per chi abbia un secondo incarico, si stabilisce che possa aggiungere al suo stipendio solo una percentuale tra il 20 e il 30% del retribuzione prevista.

E cosi' sembra non sfuggire nessuno, manager o burocrate che sia, al giro di vite promosso dai partiti. ''Un'iniziativa apprezzabile'', secondo il ministro Filippo Patroni Griffi, che non ha ancora letto il testo, ma solo una settimana fa assicurava che il governo vuole ''andare fino in fondo'' nella stretta ai 'super-stipendi'. ''Il governo – non si sbilancia oggi il ministro – valutera' la proposta parlamentare''.

Plaude all'iniziativa della maggioranza l'Idv, che la ''approva in pieno''. Ma qualcuno in Parlamento non nasconde ancora qualche perplessita'. Come Giuliano Cazzola, che sull'impostazione data al tetto retributivo ha espresso diversi dubbi (''si dovrebbe intervenire sul cumulo degli incarichi piu' che sugli stipendi''), ma rispetto alla proposta dei colleghi ammette: ''Era giusto che non si facessero figli e figliastri''. Se la regola ci deve essere, insomma, valga per tutti.

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