TORINO – Torino prima “vegan city” d’Italia. La prima giunta Cinque Stelle di Chiara Appendino deposita il programma per i prossimi cinque anni di governo della città e in mezzo c’è pure la “promozione della dieta vegetariana e vegana sul territorio comunale”. Il documento, 62 pagine, verrà discusso in Sala Rossa il 29 luglio.
In programma ci sono anche ztl di quartiere, più tram, stop al consumo di suolo e il no agli ipermercati per favorire i mercati a km 0. Ma quel che colpisce è sicuramente l’idea di trasformare i torinesi in un popolo di mangiatori di frutta e verdura. Si tratta, si legge nel documento, di un “atto fondamentale per salvaguardare l’ambiente, la salute e gli animali attraverso interventi di sensibilizzazione sul territorio”.
Il percorso è piuttosto articolato: si punta a “progetti didattici nelle scuole sulla tutela, sul rispetto degli animali e sulla corretta alimentazione in collaborazione con le associazioni animaliste, medici nutrizionisti, organi di politica ed esperti di settore”.
Fortuna che la rete, territorio d’elezione dei Cinque Stelle, è intervenuta per sdrammatizzare. “Chi disobbedisce – ironizza qualcuno su Twitter – andrà a letto senza cena”. E ancora: “La Appendino promuove la dieta vegana. È scritto nella ricetta del minestrone, ops nel programma del M5S”.
Questi gli altri punti del programma sintetizzati dal quotidiano la Stampa:
URBANISTICA
È il capitolo più corposo. La giunta si propone di fermare il consumo di suolo a cominciare da una revisione del piano regolatore che elimini le ipotesi di nuove costruzioni, sovradimensionate rispetto alla popolazione. Ci sarà una ricognizione sulle varianti urbanistiche in corso: quelle considerate non necessarie saranno revocate. E i terreni edificabili su cui nessuno ha chiesto permessi per costruire verranno trasformati in agricoli a servizi. Infine, il programma prevede di escludere dai progetti di valorizzazione patrimoniale quegli edifici di valore storico e artistico. La Cavallerizza, ad esempio.
LA CASA E GLI ENTI RELIGIOSI
Per affrontare l’emergenza abitativa si punta a trasformare gli edifici pubblici non utilizzati in residenze sociali attraverso convenzioni con l’Atc e associazioni individuate con procedure pubbliche. E a istituire un tavolo permanente anche con enti religiosi e grandi possessori di case (banche assicurazioni, grandi imprese edili) per trovare soluzioni concrete.
TRASPORTI
La priorità è trovare le risorse per mettere in salvo Gtt senza ridurre il servizio. La soluzione è un piano di riorganizzazione sul modello di quello proposto dal Politecnico, che verrà riadattato. La giunta conferma il no alla vendita di Gtt e promette che il trasporto pubblico godrà di fondi equivalenti ai proventi della sosta a pagamento: attualmente 27 milioni l’anno. E poi più tram e meno bus. Infine la Ztl: quella centrale avrà orari più estesi ma soprattutto si vuole progettare Ztl di quartiere, oltre a nuove aree pedonali e ciclabili e alla sperimentazione di vie riservate a mezzi pubblici, pedoni e ciclisti.
LIBERARE L’EX MOI
Sul Welfare all’ordine del giorno ci sono tre temi di forte rilevanza sociale che riguardano l’immigrazione: il trasferimento delle oltre mille persone che occupano l’ex Moi, di concerto con le forze dell’ordine, individuando soluzioni per ospitare i profughi; lo smantellamento dei campi rom, anche qui una volta trovate le soluzioni più adatte; infine la richiesta al governo di chiudere i Centri di identificazione ed espulsione .
PALAZZO UNICO
Sul bilancio si partirà da una ricognizione generale dei conti della città e delle aziende di Palazzo Civico, quest’ultimo da effettuarsi attraverso un soggetto terzo. Si punta anche alla riorganizzazione della macchina comunale e a una revisione logistica che, utilizzando edifici già esistenti, porti a una sede unica che potrebbe essere il grattacielo Rai davanti alla vecchia stazione di Porta Susa.
STOP IPERMERCATI
Confermato il no a nuovi centri commerciali , la sfida è la difesa del piccolo commercio e del km0. La giunta immagina, ad esempio, una collaborazione con le scuole professionali per salvare le attività artigiane che rischiano di sparire. E per rilanciare i mercati si pensa al modello Barcellona: una società comunale li dovrà valorizzare.