I tormenti della Lega, aperto il dopo Bossi?

ROMA – La Lega Nord ultimamente di tormenti ne ha tanti dopo la fine del governo Berlusconi: in tanti hanno storto il naso all’uscita di Silvio Berlusconi sulle cene di lunedì ad Arcore: “Se ripartono possiamo spararci. Annullerebbero qualsiasi vantaggio dall’essere rimasti all’opposizione”, sembra abbia detto un deputato vicino a Roberto Maroni.

E questa frase misura anche le tensioni interne al partito che lascerebbero presagire il dopo Bossi che comincia a farsi terreno. Si sta già aprendo la nuova era? Chi la sta preparando?

Nel Pdl Gianni Alemanno lo dice chiaro: “Io non vorrei fargli un cattivo servizio, ma è evidente che le maggiori speranze positive sono attorno a Roberto Maroni, che è stato un buon ministro dell’Interno, è una persona sicuramente con i piedi per terra e potrebbe essere quello che traghetterà la Lega oltre”.

Umberto Bossi intanto ripete ai suoi: “Forse abbiamo sbagliato a rimanere fuori. Ma la base non avrebbe capito, ci sarebbero stati casini. Si sarebbe potuto addirittura spaccare il partito…”.

L’affare Copasir e la poltrona rimasta vuota di Massimo D’Alema presidente svela la doppia anima del partito come scrive il Fatto quotidiano: ” Se Fini, da presidente della Camera, sarà uno degli incaricati di valutare l’affare-Copasir, Casini potrebbe essere la persona giusta per favorire lo “scambio” tra la poltrona di D’Alema e quella della commissione Esteri, ora nelle mani del leghista Stefani. Pare che la trattativa sia a buon punto, anche se ovviamente i leghisti sbraitano appena gliela nomini. “Noi lasciare la commissione Esteri? E poi che altro vogliono? Ok, lo facciamo, ma solo dopo che Fini se ne va dalla presidenza della Camera”. Ricordano che loro si sono “dovuti sorbire” Giulia Bongiorno in commissione Giustizia (in verità, contro la deputata finiana, hanno tuonato giorno sì e giorno no). Tra i leghisti non c’è accordo su come gestire la partita. Né tantomeno sui nomi. La parte vicina a Umberto Bossi fa il nome di Roberto Maroni: l’ex ministro dell’Interno è il più adatto a quel ruolo. Ma i parlamentari vicini a “Bobo” sanno che finire al Copasir significherebbe arginare la sua ascesa politica e tenersi Reguzzoni come capogruppo (in teoria “scade” a Natale). Candidare il braccio destro di Bossi al posto di D’Alema, invece, sarebbe un modo per farlo uscire di scena senza drammi e far cominciare il cammino da leader a Maroni . Ma sono ipotesi che non fanno i conti con una certezza, che pare assodata, sia tra i maroniani che nel cerchio magico: “D’Alema non se ne andrà mai, dovremo rivolgerci al Capo dello Stato”.

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