VERONA – Flavio Tosi ovvero l’anti-Bossi. Il sindaco di Verona, che già tempo fa aveva polemizzato con l’ex segretario leghista per aver presentato una sua lista civica alle amministrative, ritiene “inopportuna” una ricandidatura di Bossi. Il Senatur ha infatti annunciato di volersi ricandidare a segretario del partito dopo il passo indietro del mese scorso dovuto alle tre inchieste sulla Lega. ”La ricandidatura di Umberto Bossi a segretario federale? Non me l’aspettavo. E francamente la ritengo inopportuna”, ha detto Tosi, indicando che a decidere ”sarà il congresso. Io ritenevo improbabile una riproposizione di Umberto Bossi alla segreteria”. ”Dopo di che, ovviamente, al congresso ognuno è libero di candidarsi – aggiunge Tosi – e saranno i militanti a decidere se il segretario sarà ancora lui o qualcun altro. Naturalmente il sottoscritto si augura che sia Roberto Maroni”.
Lo strappo è ormai definitivo. La voce di Tosi è pressoché l’unica del partito a essere così critica con Bossi. Dopo l’outing dell’ex segretario si sono sprecate le voci a sostegno. Giacomo Chiappori, deputato leghista: “Bossi è il nostro faro, avanti tutta”. Armando Valli, senatore: “Attendiamo fiduciosi la candidatura di Bossi”. La deputata Paola Gioisis: “Bossi è l’unico segretario federale”. Un altro deputato leghista, Alessandro Montagnoli: “La candidatura di Bossi ricompatta il movimento”. Ci sono altri che al posto dell’esultanza preferiscono maggiore compostezza. Tra questi Luca Zaia: “Bossi torna segretario? A decidere è il congresso”. Matteo Salvini: “Decidono i militanti”. Solo la voce di Tosi è apertamente critica, neanche fosse lui il delfino scalpitante. Per la cronaca, Roberto Maroni non si è espresso a riguardo.