Toto nomi presidente della Repubblica: Merkel spinge Draghi, a B. piace Veltroni

Toto nomi presidente della Repubblica: Merkel spinge Draghi, a B. piace Veltroni
Toto nomi presidente della Repubblica: Merkel spinge Draghi, a B. piace Veltroni

ROMA – Toto nomi presidente della Repubblica: Merkel spinge Draghi, a B. piace Veltroni. Chi dice donna quando gioca a indovinare il successore di Giorgio Napolitano al Quirinale sta confondendo il prossimo presidente della Repubblica con una sua influente grande elettrice: parliamo di Angela Merkel.

Se ha ragione Die Zeit (lo riferisce Italia Oggi), autorevole quotidiano tedesco diretto da un italiano con doppio passaporto, la potente Cancelliera starebbe tramando per far concludere in anticipo il mandato alla Bce di Mario Draghi con l’obiettivo di farlo trasferire sul Colle più alto.

O, diciamo, meglio: spera e si adopera perché Draghi concorra per la carica più importante della politica italiana (come candidato avrebbe davvero pochi rivali) così da liberare la poltrona di presidente della Bce. Due piccioni con una fava, il facile commento. Un amico del rigore tedesco alla Bce (il finlandese Erkki Liikaner), un personaggio di prima grandezza per tranquillizzare i mercati sul perenne rischio Italia.

 C’è pure una data: primavera 2015, appena dopo l’approvazione delle riforme istituzionali. In Germania sono convinti che Silvio Berlusconi non accetterà un candidato targato Pd e che i 5stelle ripeteranno il copione dell’altra volta, non parteciperanno ad alcuna trattativa e nei fatti si escluderanno.

Poiché coi soli voti piddini (e nemmeno tutti: ricordate i 101 di Prodi?) non si va da nessuna parte, Renzi dovrà tirare fuori dal cappello un candidato super partes: chi più autorevole di Draghi? Il leit motiv dell’ufficio stampa della Bce è: Draghi finirà il suo mandato. Ma le divergenze nella Bce sulla linea da tenere per cercare di dare ossigeno all’economia europea potrebbero incidere sulle decisioni del presidente. (Giorgio Ponziano, Italia Oggi)

“Veltroni, l’uomo che piace a Renzi ma anche a Berlusconi”. Forse quel ma avversativo, dal titolo del Fatto Quotidiano, più di un osservatore lo sostituirebbe con una più adatta (ai tempi del Patto del Nazareno) congiunzione semplice. Piace a entrambi, sostiene Fabrizio D’Esposito mentre ricorda che per Berlusconi, ok la legge elettorale, va bene un occhio di riguardo sulle aziende, è l’elezione del presidente della Repubblica il contenuto più sostanzioso del patto. E’ da 15 anni che per parlare con il Capo dello Stato, da Ciampi a Napolitano, deve passare per un ambasciatore.

“Di Veltroni mi posso fidare”, questa la frase berlusconiana che sottintende ai primi abboccamenti in merito con il clan renziano e che prevede Gianni Letta come segretario generale del Colle. Il premier ha già messo in chiaro che spetterà al Pd fornire l’indicazione del nome e quello di Veltroni è collocato nella primissima fascia. Ma soprattutto è l’unico autorevole in grado di unire le due sponde del patto.

Non Romano Prodi, detestato da B. ed escluso dalla stesura originaria del patto segreto. Non D’Alema, che è l’incubo di Renzi; non Casini, autocandidatosi, ma che sa di muffa democristiana; non l’ex craxiano Amato, che sarà però il nome che Napolitano farà ai due contraenti, come ultima moral suasion del suo secondo e breve mandato. (Fabrizio D’Esposito, Il Fatto Quotidiano)

 

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