Toto Quirinale, Renzi a carte coperte: fra Veltroni e Amato il match finale?

Tot Quirinale, Renzi a carte coperte fino a martedì. Chiamparino il nome nuovo
Il Quirinale

ROMA – Sarà una corsa a due fra Giuliano Amato e Walter Veltroni oppure alla fine Presidente della Repubblica diventerà il Signor X, quello il cui nome finora conosce solo Matteo Renzi e forse il suo fidatissimo Luca Lotti?

Impazza il toto Quirinale, con tanti nomi nella lista: Anna Finocchiaro, ma anche Sergio Mattarella, Pierluigi Castagnetti, passando per il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco (che pure ufficialmente si è sfilato) e l’attuale ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, fino ad arrivare a Walter Veltroni, Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e il nome nuovo, quello di Sergio Chiamparino. A pochi giorni dell’elezione per il Presidente della Repubblica sono ancora tanti i nomi che si rincorrono e che, a seconda degli interlocutori, sono dati in pole.

Continua poi a essere insistente la voce secondo cui il premier Matteo Renzi avrebbe già individuato un candidato, che però tiene “coperto”, in attesa delle consultazioni con i deputati e senatori del Pd e con gli altri partiti previste per martedì. Si tratterebbe di un profilo ovviamente in grado di convincere sia l’area Dem sia Berlusconi e i suoi.

Conferma Francesco Bei su Repubblica che Renzi non esclude «una sorpresa» tirata fuori all’ultimo momento:

“Un personaggio nuovo, fuori dagli schemi, è Lorenzo Ornaghi, rettore emerito della Cattolica ed ex ministro della Cultura di Monti. Un altro entrato da qualche ora nel frullatore è Giovanni Maria Flick, ex Guardasigilli di Prodi, ex presidente della Corte costituzionale e con un rapporto non ostile con Berlusconi. Tanto che, sussurra alla Camera Giuseppe Gargani, «nel 2005 il Cavaliere mi chiese di incontrarlo per avere la second opinion di un penalista su una questione che lo riguardava ». Mattarella, Padoan, Fassino e Chiamparino restano in pista, mentre il presidente emerito della Corte costituzionale, Ugo De Siervo, viene seccamente smentito dagli ambienti renziani per la sua forte opposizione all’Italicum. Lo stesso De Siervo ha respinto l’ipotesi di una sua candidatura con un articolo in prima pagina sulla Stampa di Torino: “Sul Colle serve un politico”, ha affermato perentoriamente.

Scartato anche Francesco Rutelli, lanciato dal Giornale.

Nella grande girandola di nomi ce n’è uno che svetta sopra tutti gli altri. E su cui Renzi sta “delicatamente” operando dei carotaggi per saggiarne il gradimento. Si tratta di Walter Veltroni. Il leader mite, preso persino in giro per il suo famoso «ma anche», il candidato premier che condusse nel 2008 una campagna elettorale all’insegna del fair play con Berlusconi. Renzinon si sbilancia su Veltroni, ma non nega nemmeno di lavorare «per costruire il consenso interno su di lui»”. 

Oltre alle candidature di bandiera, come quella di Antonio Martino fatta da Forza Italia, e nonostante la contrarietà del M5S e almeno di una parte della minoranza Dem, in molti insistono poi sulle chance di Giuliano Amato, gradito anche a Berlusconi e sul quale vi sarebbe un forte pressing di ambienti economico-finanziari. Così come continua a essere considerata papapile Anna Finocchiaro, nonostante le schermaglie al Senato all’interno del suo partito sulla legge elettorale.

Grillo e i suoi intanto gelano il premier declinando l’invito alle consultazioni e gli chiedono di tirare “fuori i nomi” per poter discutere alla luce del sole, consultando il popolo della Rete, e poi poter votare un nuovo presidente nei primi tre scrutini scalzando il Patto del Nazareno e ribadendo il no ad Amato.

Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera spiega:

Comunque, i nomi con i quali Renzi può giocare la sua partita quirinalizia sono diversi. Per ora il premier si limita a delineare solo un identikit del «suo» candidato: «Deve essere una figura che gli italiani sentano come rappresentativa e non deve quindi essere divisiva». Ma l’elenco delle candidature ha subito un drastico ridimensionamento dopo che gli sherpa del Pd incaricati dalla segreteria di sondare gli umori dei gruppi parlamentari dem hanno raccolto un orientamento di massima che esclude tutti gli ex segretari più o meno recenti della «Ditta» e non. Il che esclude dalla lista dei papabili diversi nomi di peso: Walter Veltroni, Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini, Piero Fassino, Pierluigi Castagnetti, Massimo D’Alema e Pier Ferdinando Casini. Un elenco abbastanza lungo.

Restano quindi in campo, almeno al momento, tre nomi. Quello di Sergio Mattarella, in «pole position». L’ex ministro, infatti, non viene visto dalla minoranza del Partito democratico come un garante del patto del Nazareno e, anche se Berlusconi è perplesso sul suo nome, non c’è un «no» senza se e senza ma su di lui da parte di Forza Italia.

In campo anche Sergio Chiamparino. Un nome del Partito democratico, che però non vede l’ostilità dell’ex Cavaliere e che viene giudicato autonomo da tutti. Infine, c’è Pier Carlo Padoan, il ministro dell’Economia. Se dovesse abbandonare il suo dicastero per salire al Colle verrebbe sostituito da un ministro politico.

E sono ancora in corsa, nonostante tutto, i tecnici. Due nomi per tutti: il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ed Elena Cattaneo, l’accademica nominata senatrice a vita da Giorgio Napolitano. Ma qualcuno nel Pd scommette che «alla fine per mettere d’accordo tutti si potrebbe giocare la carta istituzionale con il presidente del Senato Pietro Grasso».

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