Trattori senza frontiere e senza una precisa leadership. Una galassia di uomini e sistemi – una Via Lattea di associazioni e ammassi eterogenei – legati appunto da una forza di gravità, una forza conservativa di attrazione a distanza fra corpi dotati di…massa. Visto quel che sta accadendo, è il caso di ricordare i motori della rabbia degli agricoltori. Partendo dai tre gruppi principali.
Coordinamento Riscatto Agricolo
È un movimento che si definisce “ autonomo, spontaneo, apolitico.” È in gran parte formato da giovani agricoltori con sede a Roma. Il fondatore è Salvatore Fais. Il primo a raggiungere il presidio sulla via Nomentana appena dentro il Grande Raccordo Anulare.
Comitati Riuniti Agricoltori Traditi
Il movimento raggruppa diverse anime: dagli ex forconi a “ riscatto agricolo, passando per vecchie conoscenze di estrema destra e dei movimenti anti sistema. Leader e’ Danilo Calvani, ex animatore dei forconi. Gruppo in contrasto sopratutto con la Coldiretti accusata di accordi che ledono il settore agricolo italiano. Nel gruppo c’è anche il Movimento degli Agricoltori Siciliani guidati da Mariano Ferro, a sua volta critico nei confronti di Calvani. Alle proteste si è unito Giuliano Castellino, ex esponente romano di Forza Nuova, con la sua “ Ancora Italia”.
Uniti si vince
Il gruppo, particolarmente attivo nel canavese, ha per leader Giorgio Bissoli. Il movimento si distingue nella battaglia contro lo stop ai pesticidi. I tre gruppi principali contano su altri movimenti fiancheggiatori come gli ex Cobas, gli ex Forconi e gli allevatori sardi e padani. Questi ultimi contano 2697 allevamenti solo in Sardegna.
Proteste in 8 Paesi europei
Oltre all’Italia la rabbia degli agricoltori è esplosa in altri 8 Paesi europei seppur con motivazioni diverse. Cioè: Polonia, Romania, Germania, Francia, Belgio, Lituania, Grecia. In tutti questi Paesi si registrano proteste sull’aumento delle spese e la diminuzione dei profitti. La mappa della rivolta ha fin qui registrato 1.600 proteste negli 8 Paesi. In Polonia addirittura le proteste sono arrivate nel primo mese del 2024, cioè ben prima che si arrabbiassero tedeschi o francesi.
I coltivatori dell’Est sono scesi in strada contro l’iniezione di grano ucraino in Europa. L’Unione Europea, per aiutare Kiev nella guerra contro la Russia, aveva stretto un accordo per facilitare l’import della produzione agricola dal Paese. Di fatto questo grano abbondante ha influenzato i prezzi abbassandoli e rendendo il lavoro polacco meno competitivo. Sono nel trambusto le regioni a ovest del fiume Vistola, ma soprattutto la regione sudorientale al confine con l’Ucraina.