Tremonti frena sulla riforma fiscale: "Non può creare deficit"

SANTA MARGHERITA LIGURE – La premessa è chiara: ''I fattori di instabilità e di crisi che
si sono manifestati tre-quattro anni fa sono tutti in essere. Il
tempo della prudenza non e' finito''. Davanti alla platea dei
Giovani Imprenditori di Confindustria, il ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti, frena sulla riforma fiscale che
sta tanto a cuore al presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, e mette un paletto chiaro: ''non la possiamo fare in
deficit, non possiamo fare una riforma che crea deficit''.

''Dobbiamo trovare i soldi senza scassare i conti – spiega il
ministro che di fisco parla anche all'arrivo, in un colloquio
riservato con la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia –
perche' ci porterebbe ad aumentare i tassi di interesse e di
conseguenza ad alzare le tasse. Abbiamo un'enorme base di
evasione fiscale che oggettivamente e' un grosso serbatoio, il
suo recupero puo' servire per la riduzione della pressione
fiscale. Il dividendo va messo su giovani e anziani''. Tremonti
aggiunge: ''io sono un po' all'antica, non ho intenzione di
tassare la prima casa e il risparmio delle famiglie''. Poi
indica tra le cose ''da studiare'' l'innalzamento delle
aliquote Iva ''per trasferire la tassazione dalle persone alle
cose'' e spiega che il Tesoro sta lavorando sulla ''Torre di
Babele'' delle esenzioni fiscali: ''470 deregulation che cubano
150 miliardi''.

Sulla riorganizzazione del fisco ''e' tutto scritto – ricorda
il ministro – a pagina 6-7 del Programma nazionale di riforma.
Non pretendo sia un best seller da tenere sul comodino –
aggiunge con una battuta – ma li' c'e' gia' scritto tutto su
tempi e numeri''.

Agli industriali, ai quali rivolge un invito ''a continuare a
sognare, il ministro dell'Economia chiede che si metta un limite
all'uso eccessivo della flessibilita' perche' c'e' stato un
''abuso'' dei contratti a termine. ''Il nostro sistema
produttivo – osserva – sarebbe piu' moderno se fosse piu'
aziendale nella contrattazione e, per compensazione sociale,
meno arbitrario nella sequenza del tempo determinato. Servirebbe
un limite a quegli strumenti contrattuali, un conto e' la
flessibilita' e un conto e' l'abuso''. A Tremonti, che pero'
lascia la sala prima dell'intervento conclusivo della leader
degli imprenditori, Marcegaglia replica: ''La soluzione del
precariato non passa da una trasformazione in massa di contratti
flessibili in contratti indeterminati, come avvenuto nella
scuola. E' il contrario di quello che serve mentre bisogna fare
un ragionamento serio. Il mercato del lavoro va riequilibrato
perche' c'e' troppo dualismo: eccessive garanzie per alcuni da
un lato e per i giovani un futuro incerto''.

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