Tremonti pensa alla vendita delle frequenze tv, frutterebbe 1,5 miliardi di euro

Giulio Tremonti

Pier Luigi Bersani l’ha proposto per trovare fondi da dare all’Università, con una lettera sul Corriere della Sera, Giulio Tremonti sarebbe più che interessato: puntare sulla vendita delle frequenze tv per incrementare la “politica dello sviluppo” e fare cassa. Una coincidenza che sa di accordo preventivo per risolvere il problema dei finanziamenti all’Università e che innescherà prevedibili frizioni tra i nemici dell'”inciucio” e i pragmatici fautori di una soluzione in tempi rapidi.

Il ministro dell’Economia in questo momento sembra un uomo solo al comando. La sua filosofia è chiara: “prima i numeri, poi la politica”. Al suo rigore dirigista nessuno è in grado di fare ombra. Non Berlusconi, assente giustificato all’ultimo Consiglio dei ministri. Non i ministri stessi, che sfogano il proprio malumore disertando il gabinetto ministeriale: ma Bondi, Galan, la Prestigiacomo, i contestatori più accesi, hanno i portafogli meno pesanti, Tremonti vuole accontentarli a fine anno e comunque non rappresentano un problema. La stabilità di bilancio non assomiglia più alle vecchie finanziarie: il criterio è prendere o lasciare, e con la fiducia sul provvedimento complessivo, anche il Parlamento non ha margini di manovra per eventuali modifiche.

E’ in questo contesto che è stata partorita l’idea di vendere le frequenze televisive per trovare altri soldi entro il 2012. Non quelle che andranno (senza incassi per lo Stato) ai grandi operatori come Mediaset, Rai e Sky, ma quelle occupate dalle emittenti locali. Una vendita che i più ottimisti calcolano possa fruttare 4 miliardi ma che più realisticamente potrebbe fruttare allo Stato almeno 1,5 miliardi di euro.

Secondo i ben informati, Tremonti da tempo sta pensando a questa misura per trovare nuove fonti di finanziamento. Ma vorrebbe tirare fuori questo “coniglio dal cilindro” proprio adesso, che è stata approvata la nuova Finanziaria, e che tra i ministri cresce la protesta contro la sua perenne richiesta di tagli.

Oltre a questo, è anche l’Europa che ci impone di trasferire dalla televisione agli operatori delle Tlc le frequenze della banda 800 Mhz. Altri Paesi già l’hanno fatto e con congrui incassi. In Germania, ad esempio, la vendita delle frequenze televisive ha fruttato 3,5 miliardi di euro nel 2010. Quella della vendita delle frequenze, dunque, potrebbe essere una buona opportunità per trovare nuovi fondi per lo sviluppo. Quanto frutterebbe in Italia? Secondo alcune stime si potrebbe arrivare a incassare tra i due e i tre miliardi di euro (contro i 5,6 incassati con lo scudo fiscale). Questa cifra, però, non sarà quella che entrerà nelle casse dello Stati. Ai 2/3 miliardi si deve sottrarre una fetta di ricavi per l’indennizzo ai piccoli operatori che cederanno le frequenze e un’altra fetta per ripianare il debito. Insomma, al netto di queste spese “extra”, quello che rimmarrà nelle casse dello stato sarà non meno di 1,5 miliardi di euro.

Gestione cookie