Trenta casa: mio marito rinuncia a suo diritto. Finestra su chi era Ministro Difesa

Elisabetta Trenta casa: mio marito rinuncia a suo diritto. Finestra su chi era Ministro Difesa
Elisabetta Trenta in una foto d’archivio Ansa

ROMA – Trenta casa, la notizia è questa: l’ex ministra che annuncia via radio (Sole 24 Ore) che, con calma, lei e suo marito traslocheranno dall’appartamento di 180 metri quadri detto alloggio di servizio. Appartamento in origine assegnato al ministro (la stessa Trenta), poi riassegnato ad altro ufficiale delle Forze Armate, casualmente marito della ministra Elisabetta Trenta, ministro della Difesa. La notizia è Trenta che annuncia: “Stamattina mio marito ha presentato rinuncia a un suo diritto”. Dunque traslocano, con calma, indossando i panni delle vittime di uno sfratto ingiusto e dipingendosi come gente che appunto rinuncia a un diritto solo e soltanto perché investita e sommersa da “schifezza mediatica” e manovre di gente cui “avrò dato fastidio”.

Trenta casa la lascia, con calma: “Il tempo di organizzare un trasloco e riorganizzare la mia vita”. La notizia è questa e qui si fermeranno il più se non la totalità delle cronache. Peccato, perché la vera notizia è quella che viene dopo e che riempie di sé tutta l’ampia conversazione telefonica con i giornalisti di Radio 24 (che indulgono all’incorreggibile vizio italico di chiamarla ministro quando ministro non è più, l’applicare a tutti e sempre il semel abbas semper abbas non è cortesia doverosa, è deferenza stucchevole). La vera notizia è la finestra da cui si può vedere chi era, quale la personalità, la forma mentis dell’ex ministro, insomma la finestra di realtà da cui si vede in che mani era stata posta la Difesa della nazione. Una visione…al naturale.

Ecco quel che si vede dalla finestra, Elisabetta Trenta che dice senza nessuna esitazione: “Venezia affoga e i giornalisti strumentalizzano la mia vicenda”. Venezia, che c’entra Venezia? Trenta non le trema la voce e la mente nel collegare: “Il giornalismo parla di me per non parlare di Venezia”. Quindi la rivendicazione orgogliosa, stavolta ad una radio de La Repubblica: “Per quella casa noi paghiamo un affitto”. Scusi quanto pagate? Risposta: 540 euro (quasi) al mese. Per 180 metri quadri al centro di Roma! Trenta: “Tutto in regola, tutto secondo legge”.

E poi, di nuovo a Radio 24: “Pretendo rispetto, sono una cittadina come tutti gli altri…Di Maio ha capito le mie ragioni”. Di Maio che l’ha invitata a sloggiare  subito da quella casa o dal M5s ha capito le sue ragioni? Quindi Elisabetta Trenta ex ministro parla del suo futuro politico “qualunque incarico mi verrà dato…”. Si aspetta dunque incarichi. Anzi Trenta non disdegna l’ipotesi che contro di lei, magari per non darle un incarico…”avrò dato fastidio”. Infine Trenta si dichiara in credito con M5S: “Sono stata trattata male”.

Eccola la notizia: per molti mesi il Ministero della Difesa è stato guidato da una persona che, in tutta onestà e coscienza, ritiene sia stato montato un caso sulla sua casa per non parlare di Venezia che affoga, una persona che accarezza l’idea del complotto ai suoi danni per non darle altri incarichi, una persona che dice di aver convinto a stare con lei Di Maio che l’ha pubblicamente mollata. Una persona che per difendersi sventola l’affitto di neanche 540 euro al mese per 180 metri quadri al centro di Roma. Una persona che chiama strumentalizzazioni i fatti, gli indiscutibili fatti. Una persona che fa la vittima e mostra di non avere il senso delle proporzioni di se stessa e della realtà. Per una casa. Nelle mani di questa equilibratissima persona  a suo tempo M5S e gli elettori avevano messo il Ministero della Difesa. Uno non vale uno?  

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