Tridico: lavorare meno, lavorare tutti. Non è il ’68, ma il presidente Inps in quota M5s

Pasquale Tridico: lavorare meno, lavorare tutti. Non è il '68, ma il presidente Inps in quota M5s
Tridico: lavorare meno, lavorare tutti. Non è il ’68, ma il presidente Inps in quota M5s (foto d’archivio Ansa, Tridico con Di Maio)

ROMA – Lavorare meno, lavorare tutti. Lo slogan reso celebre dai movimenti negli anni Sessanta e Settanta torna di moda grazie a Pasquale Tridico, presidente dell’Inps. Presidente indicato dal governo Conte (in quota M5s), che utilizza uno dei capisaldi dell’area extraparlamentare (di sinistra) e ne propone un approccio istituzionale a un governo che non è proprio di sinistra (anche se per strani cortocircuiti politici italiani, alcuni elementi di populismo accomunano quelle battaglie a questa formazione di governo, specie l’area grillina).

Tridico in pratica propone questa soluzione per aumentare l’occupazione in Italia: riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario come “leva” per ridistribuire la ricchezza e aumentare l’occupazione. L’occasione è stata l’apertura del Master in Economia pubblica per la quale Tridico ha tenuto una lezione inaugurale dal titolo “Le diseguaglianze nel capitalismo finanziario”. “Siamo fermi in Italia all’ultima riduzione di orario del ’69-70 – ha detto – non ci sono riduzioni da 50 anni invece andrebbe fatta. Gli incrementi di produttività vanno distribuiti o con salario o con un aumento del tempo libero”.

Tridico ha ribadito la necessità dell’introduzione di un salario minimo che si accompagni alla contrattazione collettiva ma ha anche sottolineato la necessità di “affrontare” la questione della mobilità dei capitali riducendola “soprattutto in funzione antidumping”. L’obiettivo in generale dovrebbe essere la riduzione della disuguaglianza poiché non solo in questi anni è molto aumentata ma è anche negativa per la crescita dell’economia. La concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi – ha spiegato – non fa crescere i consumi dato che per la fascia più ricca della popolazione la propensione al consumo è più bassa rispetto a quella che ha meno risorse.

L’Inps intanto ha fatto sapere che nei primi tre mesi del 2019 sono state accolte 114.000 domande di pensione di vecchiaia ed anticipata, comprese quelle con la cosiddetta quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 di contributi), con un incremento rispetto all’analogo periodo del 2018 di oltre il 14%. “I dati sulla liquidazione delle pensioni nel primo trimestre 2019 – sottolinea l’Istituto – smentiscono quanto ventilato da alcuni organi di stampa su una presunta precedenza assegnata alle domande di “Quota 100” e confermano che l’impegno dell’Inps nella liquidazione delle pratiche di pensione abbraccia sia le «ordinarie» pratiche di vecchiaia ed anticipata, sia le pratiche di “pensione quota 100”.

L’Inps ha voluto ribadire anche che il recupero della perequazione sull’inflazione indebitamente applicata nei primi tre mesi dell’anno per i trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo (1.522 euro) sarà fatto nei prossimi mesi. “Questo conguaglio – chiarisce – non è ancora effettuato in ragione del sovrapporsi di elaborazioni massive relative all’attuazione delle riforme legate al decreto legge 4 del 2019, in particolare alle operazioni legate a pensione “quota 100″ ed al reddito e pensione di cittadinanza”. (Fonte Ansa).

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