ROMA – Tutti a casa? No. Tutti, o quasi, al ballottaggio, e tutti a scegliere come agli inizi della seconda repubblica, tra il centrodestra e il centrosinistra, tra il Pdl e il Pd. Ci sarà un ritorno alle urne in 11 città maggiori su 16. Roma, Siena e Brescia, solo per citare le più grandi, per avere un sindaco dovranno aspettare il 9 e il 10 giugno. Risultato attendibile e in un certo senso atteso, visto che, rispetto alle comunali precedenti è cambiato il panorama politico complessivo.
C’è innanzitutto un Paese non più bipolare: c’è, anche se non sfonda, anzi arretra rispetto all’exploit delle politiche, il Movimento 5 Stelle. Fatale quindi, che nei grandi centri, nessuno riesca a portare subito a casa il 50% +1 dei voti necessari.
La partita è stata chiusa al primo turno solo in 5 capoluoghi: Vicenza, Massa, Pisa, Isernia e Sondrio. E dove c’è un sindaco subito, quel sindaco è del centrosinistra. Un 5-0, piccolo cappotto che prepara i ballottaggi tra 15 giorni. A Vicenza Achille Variati si conferma, è vero. Alle elezioni precedenti, però, a Variati servì un ballottaggio tesissimo. Ora invece il sindaco è al 54% contro il 29% della sua avversaria, la leghista Manuela Del Lago.
Sarà certamente ballottaggio a Roma e a contendersi la carica di sindaco, come prevedibile e previsto, saranno il sindaco uscente Gianni Alemanno e il candidato del centrosinistra Ignazio Marino. Con quest’ultimo, almeno stando ai dati delle proiezioni, che parte in vantaggio di una decina di punti. E’ vero: Alemanno partiva dietro a Francesco Rutelli anche nel 2008 e quindi a pieno titolo parla di “partita aperta”. Stavolta, però, sembra più dura. Allora Alemanno sfruttò la vittoria travolgente del Pdl alle politiche. Effetto che non ci sarà. Le sue speranze sono legate al “riportare i romani alle urne”. E, in misura minore, al convincere quel 20% che ha spalmato i suoi voti tra Alfio Marchini e Marcello De Vito del M5s.
Ballottaggio e partita in equilibrio anche a Brescia. Qui il sindaco uscente Adriano Paroli, del centrodestra, a un quarto dello spoglio è avanti di un’incollatura, 38 a 37, sull’avversario del centrosinistra Emilio Del Bono. Un dato, però, salta subito agli occhi. Cinque anni fa Paroli fece sua la partita al primo turno, con il 51% dei voti. Paroli, per ora, paga il tonfo del Pdl, dimezzato dal 28 al 14%, rispetto alle Comunali del 2008.
Stessa sorte a Siena, città che torna a eleggere il sindaco dopo lo scandalo Mps. Qui, a spoglio in corso, il candidato del centrosinista Bruno Valentini è al 39% contro il 24% del candidato del centrodestra Eugenio Neri. Nel 2008 il Pd elesse il sindaco al primo turno. Ma nel frattempo è cambiato il panorama politico: la sinistra “radicale” corre da sola con un candidato, Laura Vigni, che vale il 9% mentre il M5s, che su Siena aveva puntato forte, non arriva all’8%. Netta, in ogni caso, la sconfitta del Pd che si trova al 24% contro il 38% con cui nel 2011, contribuì all’elezione di Franco Ceccuzzi.
Probabile ballottaggio ma con sconfitta secca per il centrodestra e per Claudio Scajola a Imperia. Qui il candidato del centrosinistra, Carlo Capacci, viaggia al 48% mentre quello del centrodestra, Erminio Annoni “sponsorizzato” da Scajola, si ferma al 28%. Un dato clamoroso se si considera che nel 2009 il sindaco di centrodestra era stato eletto al primo turno con il 61% dei voti. Il 47% solo del Pdl. Capacci, invece, non riesce a vincere al primo turno solo perché una lista di sinistra gli porta via il 10% dei voti. Per il Pdl, anche se i dati sono ancora parziali, è una debacle.