Bossi il giorno dopo: “Un complotto. Il mio errore? I figli in politica”

umberto renzo bossi
Renzo e Umberto Bossi (LaPresse)

MILANO – Umberto Bossi è caduto dopo 20 anni, e ora va ripetendo come un mantra: “E’ una manovra contro di me, non sono sconfitto, ma me ne vado per il bene della Lega, il mio grande errore è stato far entrare i figli in politica”. Lo va ripetendo da giovedì sera il Senatur, tra lacrime, abbracci e quella carica-contentino per la presidenza del partito. Una sorta di medaglia agli onori… e alla memoria. Al suo posto ora reggeranno la Lega Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago. Lui si fa da parte, sotto la scure di uno scandalo fatto di soldi pubblici utilizzati per pagare le spese di “casa Bossi”, e dice: “Mi avete preso per il culo. Ma la cazzata più grande l’ho fatta io, tutta da solo: non avrei dovuto far entrare i ragazzi in politica”.

“Qualcuno me lo aveva anche detto – ha continuato – ‘Umberto, devi scegliere tra la Lega e i figli’. Lo sapevo anch’io, avrei dovuto scegliere la Lega. I figli potevano fare qualcosa d’altro”.

Eppure, tempo addietro, durante l’apice dello scontro tra “cerchio magico” e “barbari sognanti”, lo stesso Bossi disse: “Renzo è l’unico di cui mi fido”. Oggi invece dice: “Chi sbaglia paga qualunque sia il cognome che eventualmente porta. Mi dimetto per il bene del movimento e dei militanti. La priorità è il bene della Lega e continuare la battaglia. Ora io sarei d’intralcio e Maroni non è un traditore”.

In un’intervista a ‘La Repubblica’ il Senatur però dice: “Sconfitto? Proprio no. Mi sento colpito, questo sì. Ma non mi hanno sconfitto. La Lega è abituata a combattere, e lo farà anche questa volta, potete esserne sicuri”.

“Tutta la manovra è chiara – dice Bossi – è contro di me e contro la Lega. Siamo la sola forza politica all’opposizione, sapevamo che il sistema ce l’avrebbe fatto pagare”. Poi aggiunge: “I tempi sono strani: se un amministratore è in combutta da anni con una famiglia della ‘ndrangheta, perché si viene a sapere solo adesso?”.

Il leader del Carroccio assicura che resterà nel partito: ”Il fatto che io abbia dato le dimissioni non vuol dire che scompaia, se lo scordino. Non mollo la battaglia per la libertà del Nord. Il peso di un uomo – aggiunge – non dipende solo dalla carica, ma dal cervello, dalla testa e dal cuore”.

Bossi afferma di sentirsi ”colpito”, ma ”non sconfitto”. ”La cosa che mi ha dato piu’ fastidio – dichiara – è la storia secondo cui mia moglie avrebbe in mano la cassa della Lega insieme con Rosi Mauro. Di che cassa stiamo cianciando? E chi mette in giro queste panzane?”. Accanto alle indagini della magistratura, la Lega sul fronte interno ”ha nominato gli uomini che devono controllare a fondo nelle cose. Non c’è nulla da nascondere”, sottolinea. Ora l’importante è ”far tornare tutti i soldi” da chi ”li ha presi”.

 

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