Umbria: i tagli di Roma possono far cambiare colore alla regione rossa

Catiuscia Marini (Lapresse)

PERUGIA – Un ciclone sta per abbattersi sulla quieta Umbria, che insieme all’Emilia Romagna è una “regione rossa” spesso portata ad esempio come modello di buon governo. Conti in regola, 350 milioni di euro di cassa generati ogni anno, sanità in attivo che offre un servizio di buon livello. Ma i tagli decisi dal governo di Roma rischiano di rompere gli equilibri solidi solo in apparenza di una regione amministrata per 60 anni dallo stesso partito, il Pci-Pds-Ds-Pd. Nel 2011 l’impatto sui conti umbri è stato di 245 milioni in meno. Nel 2012 il bilancio regionale dovrà fare a meno di 305 milioni, nel 2013 di 330 milioni, nel 2014 di 375 milioni. In totale fanno 1,2 miliardi in meno in quattro anni per una spesa che nel 2011 è stata di 2,1 miliardi.

Roba da far saltare il coperchio alla pentola della spesa pubblica, che finora ha contribuito notevolmente a consolidare il potere “rosso” che ha governato su Perugia e Terni dal dopoguerra ad oggi. Come spiega al Sole 24 Ore Francesco Bistoni, rettore uscente della settecentenaria Università perugina: “Da una parte c’erano i comunisti, che avevano in mano tutte le leve dell’amministrazione; dall’altra i democristiani, cui spettavano l’Università e le banche. Al di là delle lotte di facciata, il sistema di potere era fondato su una diarchia allargata alla chiesa e alla massoneria”.

Ora che gli ex comunisti e parte degli ex democristiani si sono fusi nel Pd, se gratti sotto lo strato rassicurante del monocolore trovi le sfumature cromatiche delle correnti. Che agitano lotte intestine fra ex Ds che rivogliono l’egemonia ed ex Margherita che non ci stanno, come Giampiero Bocci che, dopo essere stato battuto alle primarie, non nasconde i contrasti con Catiuscia Marini, la bersaniana presidente di Regione succeduta nel 2010 alla dalemiana Maria Rita Lorenzetti. Scontro che ai tempi del Pci rimaneva nelle segrete stanze del partito ma che adesso viene portato in piazza, sui giornali e sulle tv locali. Litigano ex Ds ed ex Margherita, litigano anche gli ex Ds fra di loro: la Marini e la Lorenzetti, per esempio. E d’altra parte per placare le polemiche ci saranno, dopo i tagli del governo, sempre meno poltrone, posti di lavoro e appalti da distribuire.

La mancanza di fondi per le clientele è un vero pericolo per il sistema di potere che ha retto l’Umbria negli ultimi 60 anni. Poi c’è anche la lenta erosione dei consensi alla sinistra. La stessa Marini nella sua Todi dopo essere stata sindaco dal 1998 al 2007 ha posto le premesse per una storica vittoria della destra. Poi ha vinto le regionali del 2010 col 57%, dal 63% che le portava in dote la Lorenzetti.

Fiammetta Modena, candidata del Pdl sconfitta dalla Marini, dice al Sole 24 Ore che un apparato pubblico sempre più pesante non può reggere con la crisi è i tagli. E se il Pd, che sta riorganizzando a fatica la sanità locale, dovesse trovarsi costretto a sforbiciare gli impiegati regionali, potrebbe rischiare seriamente le prossime elezioni. Quello che la Modena non dice è che il Pdl erediterebbe gli stessi problemi senza avere la stessa base sociale.

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