Unipol, Fassino: “Nessuna interferenza nell’operazione, era mio dovere”

Pubblicato il 5 Febbraio 2011 - 17:07 OLTRE 6 MESI FA

Piero Fassino

MILANO – L’ex segretario dei Ds Piero Fassino “non interferì mai nell’operazione Bnl-Unipol ma chiese solo informazioni come fa generalmente il leader di un partito con chi dirige le strutture che sono nell’alveo di quell’area politica”. E’ questa la sintesi di quanto ha dichiarato lo stesso parlamentare del Pd e ora candidato sindaco a Torino, convocato come testimone a Milano al processo sul tentativo di scalata a Bnl da parte di Unipol e nel quale tra gli imputati figurano l’ex numero uno della compagnia assicurativa Giovanni Consorte e l’ex governatore di Banca d’Italia Antonio Fazio.

Rispondendo alle domande, Fassino ha ricordato che ”Consorte non mi ha mai chiesto di compiere alcun atto che interferisse sull’attività che stava ponendo in essere”. Inoltre, ha ribadito più volte di aver chiesto sulla vicenda solo ”le informazioni necessarie. Una volta avute – ha continuato – non avevo ragione di interferire, come non ho mai interferito”. Davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale, ha raccontato di conoscere Consorte da più di trent’anni e che, quindi, ”è normale che ci siano contatti tra il leader del partito della sinistra italiana con chi dirige le strutture che sono dell’alveo del partito”.

Fassino, che con la sua deposizione ha cercato di chiarire il suo ruolo nell’operazione, poi sfumata, di fusione tra l’istituto di credito di via Veneto e la compagnia assicurativa di Viale Stalingrado, in aula ha fatto una premessa dicendo che la vicenda Bnl-Unipol ”va contestualizzata”. Ha ricordato infatti che tra il 2002 e il 2005 il sistema bancario italiano fu investito da una riorganizzazione con al centro la costituzione di ”poli bancari piu’ robusti” e in questo ambito si arrivo’ a discutere a livello politico delle varie fusioni tra cui anche quella tra la compagnia assicurativa bolognese e la Banca Nazionale del Lavoro.

Il parlamentare del Pd ha anche affermato di essersi battuto in quanto c’era un pregiudizio nei confronti delle imprese cooperative che erano considerate ”figlie di un dio minore”, e dunque si riteneva, da parte di alcuni, che non potessero diventare soggetti bancari di primo livello. L’ex segretario dei Ds ha poi aggiunto che quando la vicenda ”è arrivata al clou mi sono rivolto a Consorte per conoscerla”. Tra le domande anche quella sulla celebre telefonata dell’11 luglio 2005, quando Fassino chiamo’ Consorte per avere informazioni sull’esito dell’operazione tra i due gruppi (”allora, abbiamo una banca?”). Una richiesta di informazioni che, secondo Fassino, in quel contesto era assolutamente normale perché “verteva su notizie facilmente acquisibili sulla stampa. Non c’era nulla di segreto”.

Nonostante il suo ruolo di segretario dei Ds, ha detto ancora Fassino, sull’operazione ”non c’è stata alcuna mia conversazione con gli altri protagonisti della vicenda, come Fazio, Fiorani o Ricucci”. L’unico incontro di Fassino in quei giorni fu con il presidente di Bnl, Luigi Abete, ma ”su sua richiesta. Abete – ha precisato Fassino – era contrario all’ operazione (ha citato come persone contrarie anche Montezemolo e Rutelli, ndr) ed era piu’ favorevole ad una integrazione di Bnl con altre banche, soprattutto un gruppo spagnolo”. Ecco perche’ ”Abete mi disse quali erano le sue obiezioni sull’operazione Unipol-Bnl, sostenendo che le risorse finanziarie di Unipol non fossero sufficienti e adducendo altre ragioni che non ricordo. Inoltre mi chiese di trasferire a Consorte tutte queste sue obiezioni”.

Infine, oltre a non ricordare i dettagli di una serie di conversazioni intercettate, tra cui quella in cui l’ex numero uno di Unipol gli dice di ”avere in mano la banca” con il 51% + 1% del capitale (”sicuramente se sono registrate corrispondono al vero”), Fassino ha ripetuto che ”certe mie domande a Consorte erano per capire meglio il senso dell’operazione e dare una valutazione fondata”. Il processo e’ stato aggiornato al prossimo 25 febbraio.