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Università, bagarre al Senato: show della leghista Rosi Mauro. E in serata è ancora tutto da decidere

di Maria Elena Perrero |21 Dicembre 2010 21:28

Il vicepresidente del Senato Rosi Mauro

Un altro martedì di caos per la riforma dell’università. Stavolta non in piazza, ma in aula, al Senato, dove di buon’ora nella mattina di oggi, 21 dicembre, sono riprese le votazioni sul disegno di legge che riordina il sistema degli atenei.

A pomeriggio inoltrato, di fronte a una caterva di emendamenti, per la fretta di chiudere e dopo un battibecco col Pd su un pasticcio normativo che tira in ballo la legge Moratti, la presidente di turno, la leghista Rosi Mauro, è partita a raffica con votazioni ed esiti e nella foga ci sono scappati quattro ”approvati” di troppo.

L’incidente, che avrebbe avuto conseguenze non da poco – il ritorno del ddl alla Camera in quarta lettura – ha scatenato una bagarre in aula. La seduta è stata sospesa e, dopo una serie di consultazioni, il presidente Reanto Schifani, regolamenti alla mano e considerando il momento di confusione vissuto in aula, ha deciso di far ripetere le votazioni, a partire dall’emendamento dopo il quale l’esponente del Carroccio ha preso la ‘volata’.

Quanto al ”pasticcio normativo” il ministro Gelmini ha assicurato che sarà risolto nel Milleproroghe. Dunque si va avanti e, salvo sorprese, la riforma Gelmini domani dovrebbe tagliare il traguardo. E anche oggi, 21 dicembre, si sono moltiplicati gli appelli alla non-violenza in vista delle manifestazioni che accompagneranno lo sprint finale del provvedimento.

I giovani ”evitino di diventare il guscio per i violenti: evitino posizioni agnostiche o conniventi. Se in un corteo si vogliono veramente isolare i violenti, questi si trovano a mal partito” ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

E il ministro Gelmini ha esortato per l’ennesima volta gli studenti a ragionare con la loro testa: ” Leggete il ddl non con la lente dell’ideologia ma guardando ai contenuti concreti. Scoprirete che non c’ènulla da temere, nulla che possa danneggiarvi”.

”Mi auguro che Roma non viva domani una situazione violenta come quella della scorsa settimana” ha auspicato il presidente della Regione Lazio Renata Polverini. E loro, i destinatari di tutti questi inviti alla calma, hanno manifestato anche oggi, 21 dicembre, pacificamente, in tutta Italia all’insegna della creatività: a Bari hanno percorso incatenati le vie cittadine, da Sassari è partito un sacco di carbone per il ministro Gelmini, a Pisa alcuni docenti si sono imbavagliati davanti al Rettorato, a Milano un flash mob ha bloccato il traffico e anche nella Capitale si è scelta questa via per esprimere il dissenso regalando fiori ai passanti e alle forze dell’ordine.

Ma soprattutto i ragazzi hanno chiesto una mano al presidente Napolitano: ”Non firmi questa legge” perche’ ”sancira’ la cancellazione del diritto allo studio” gli scrivono in una lettera che intendono consegnarli domani attraverso una loro delegazione.

Intanto ci si prepara per la manifestazione di domani, 22 dicembre, a Roma. La Questura ha annunciato denunce per chi prenderà parte a cortei non autorizzati; gli studenti dal canto loro hanno fatto sapere che i cortei saranno tre, si evitera’ la zona rossa (flessibile), confonderanno la polizia e assedieranno i ministeri. In mente hanno lezioni alternative, volantinaggio e altre iniziative ”spot”. A Roma, ma non solo.

In tutta Italia l’intenzione è quella di ”ridicolizzare il clima di terrore ” e di ”spiazzare” con azioni simboliche: a Milano i ragazzi dell’Accademia di Brera hanno in programma blitz creativi, stop del traffico a Firenze, assemblee pubbliche a Bologna, un altro “Blocchiamo tutto day” a Palermo. Per non correre rischi la polizia ha comunque deciso di mettere in piazza a nella Capitale più uomini rispetto al 14 dicembre e di blindare i Palazzi del potere.

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