Riforma dell’Università, stop del Tesoro: “Niente soldi per i ricercatori”. Slitta l’esame alla Camera

Pubblicato il 13 Ottobre 2010 - 17:07 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini

La Ragioneria dello Stato stronca le modifiche alla riforma Gelmini sull’Università: “Non ci sono soldi per i ricercatori precari”. Così slitta a venerdì 15 ottobre nell’Aula della Camera l’inizio della discussione generale sul testo. Lo ha deciso la conferenza dei Capigruppo di Montecitorio in considerazione del fatto che sul testo manca ancora il parere della commissione Bilancio.

Ci sono problemi di copertura per il ddl sulla riforma dell’Università che potrebbero determinare ”effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilità dei conti di finanza pubblica”. E’ quanto si legge in una nota dell’11 ottobre dell’ufficio del coordinamento legislativo del ministero dell’Economia a proposito del provvedimento in discussione alla Camera. La nota fa il pari con quella della Regioneria dello Stato che prende di mira gli stessi punti del provvedimento.

Il ministero, si legge ancora nel testo del Tesoro, esprime dunque ”parere contrario all’ulteriore corso” di una serie di norme che ”presentano profili di criticità’ sotto l’aspetto economico finanziario per le quali si rende necessario, quale condizione imprescindibile perche’ il provvedimento possa proseguire il suo iter” una serie di modifiche o ”la loro soppressione”.

Tra i punti “critici” anche il piano di concorsi per 9mila ricercatori universitari tra il 2011 e il 2016. ”L’emendamento – si legge nel testo – prevede l’istituzione di un Fondo per la valorizzazione del merito accademico con dotazione di 90 milioni di euro per l’anno 2011, 263 milioni di euro per l’anno 2012, 400 milioni di euro per l’anno 2013, 253 milioni di euro per l’anno 2014, 333 milioni di euro per l’anno 2015, 413 milioni di euro per l’anno 2016 e 480 milioni di euro per l’anno 2017. Il fondo è finalizzato alla chiamata di 1.500 professori di seconda fascia per ciascuno degli anni compresi nel periodo 2011-2016 e a valorizzare il merito dei professori e ricercatori universitari inquadrati nella prima progressione economica”.

Una norma coperta dal Fondo per gli interventi strutturali di politica economica. ”Al riguardo – si legge nel testo – nel segnalare l’ampia portata della disposizione e il rilevante impatto sui conti pubblici, al fine di verificare l’esattezza degli oneri indicati nell’emendamento, si rende necessaria la redazione di una apposita relazione tecnica”. Inoltre, si aggiunge, ”circa la copertura utilizzata si fa presente che le risorse iscritte sul Fondo per gli interventi strutturali di politica economica” sono ”interamente destinati all’attuazione della manovra di bilancio relativa all’anno 2011”. Si aggiunge inoltre che il citato Fondo risulta ”incapiente a decorrere dall’anno 2012, rispetto agli oneri indicati nell’emendamento”.

L’inizio della discussione generale sul testo era inizialmente previsto per giovedì. Venerdì la discussione partirà ”ove l’esame del testo sia stato concluso dalla commissione”. A creare ritardi per il disegno di legge approvato in Senato lo scorso 29 luglio sarebbe stata l’analisi tecnica della Ragioneria Generale dello Stato riguardo alle coperture del provvedimento: ovvero sul  piano di sei anni di concorsi per nove mila ricercatori universitari.

Massimo Vannucci del Pd ha spiegato: «Piuttosto che raffazzonare un testo che non sta in piedi, addirittura rinviando la sessione di bilancio perché è questo che il Governo sembra voglia fare, tutto consiglierebbe di approvare Bilancio e Finanziaria con risorse certe e poi discutere le modifiche nel merito». Anche per Futuro e libertà si tratta di un nodo cruciale proprio perché tocca i ricercatori. Infatti il punto controverso è quello sull’assunzione dei ricercatori prevista nell’articolo 5 bis: oltre al parere contrario «si contesta anche la quantificazione stessa dei costi, chiedendo l’acquisizione di una relazione tecnica», spiega il Corriere della Sera.