ROMA – Quello che pensano a Roma del sindaco Ignazio Marino, e per estensione fra colleghi anche di Matteo Renzi, lo riporta con icastica efficacia Carlo Tecce sul Fatto nella cronaca dell’incontro a Roma fra i due sindaci, Ignazio Marino e Matteo Renzi, che sconfina nel surreale.
Il momento cruciale del racconto è ambientato in piazza Venezia a Roma:
” Un signore, ben vestito, gomito al finestrino, urla contro il capannello di Renzi e Marino: “’A stronzi”, e sfreccia oltrepassando qualsiasi limite di velocità”.
I due sindaci si trovano “sotto il fatidico balcone”, quello per capirci dei grandi discorsi di Mussolini:
“Per colpa dei divieti si forma un groviglio di macchine e di autobus che neanche al mercato di Beirut. Va bene, pazienza: vuoi mettere, però, il miracolo di poter camminare per via dei Fori Imperiali senza un rumore o una puzza di marmitta”.
La cronaca di Carlo Tecce è collocata sotto questo titolo:
“Spot in bicicletta, Renzi e Marino restano a piedi. Evento flop a Roma dei primi cittadini, protestano i giornalisti. Il chirurgo al sindaco di Firenze: Dico qualcosa per te? No grazie”.
L’evento ha inizio in ritardo, perché Matteo Renzi arriva col treno successivo a quello previsto.
“Ignazio Marino ha radunato i giornalisti per dimostrare che sì, per davvero, in via dei Fori Imperiali si può pedalare, in amena serenità. Semplice: Marino l’ha pedonalizzata, a metà. E così ha convocato un politico sportivo, che ora corre in volata e va inseguito, Matteo Renzi”.
Renzi si presenta con indosso la “solita” camicia bianca:
“Brutto segno: giro in bicicletta annullato, motivi di sicurezza. Marino non s’arrende, non vuole la visita ufficiale organizzata col nulla per il nulla”. Renzi ha un sorriso tirato che nemmeno Lady Diana nel giorno del matrimonio col principe Carlo. Stringe la mano di Marino, che non s’era curato dei fotografi. Qualcuno grida “viva gli sposi”, Renzi non sopporta l’altare e le investiture: “Il bacio no, eh”. Marino, bontà sua, non s’accorge di niente. Però una idea geniale, immediata, viene in mente al chirurgo: ci vuole una passeggiata per spiegare al sindaco di Firenze, in versione gita scolastica, le rovine di Roma pietra su pietra”.
Però, a seguito della voce del sen fuggita, Carlo Tecce può ben dire che
“va male pure questa intuizione improvvisa. C’è troppa confusione (deluse le associazioni dei ciclisti), o non c’è troppa sicurezza, come dicono, e dunque i sindaci s’infilano nel percorso dei Fori guidati dal funzionario dei Beni Culturali. In quel momento di intimità, quando un annoiato Renzi chiede di Cesare, Marino ci prova, s’avvicina, quasi lo sfiora: “Matteo, se vuoi posso intervenire, posso dire qualcosa sul congresso Pd. Sono con te”. Tra rievocazioni di coltellate e Tu Quoque, Brute , Renzi declina: “Non ti preoccupare, non ce n’è bisogno. Ti ringrazio, comunque”. Il viso di Marino si fa pallido. Quel pallido che ricordano durante il disastro Notte bianca, la prima dei Fori “liberati”, fra proteste e improvvisazioni”.
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