Le “cazzate” di Veltroni non finiscono mai

di Carlo Luna
Pubblicato il 4 Gennaio 2011 - 14:15 OLTRE 6 MESI FA

Brutto impiccio per il trafelato Bersani. Se è vero, come scrive Repubblica, che punta ad allearsi col Terzo Polo per proporre Casini premier (ma Casini ci starebbe?), deve per forza affossare il malconcio meccanismo delle primarie. Si tratta di una di quelle che il comico Crozza definisce “cazzate” di Veltroni, che hanno la caratteristica di non essere biodegradabili e di rimanere inalterate e nefaste per decenni. A questa discutibile iniziativa veltroniana (una delle altre, e grossa, è l’alleanza con Di Pietro) sono legati gli insuccessi del PD in Puglia, a Milano ed a Firenze, dove il candidato della segreteria del partito è stato regolarmente trombato. L’unica volta nella quale il candidato del vertice PD ha trionfato alle primarie è stato con l’elezione di Veltroni alla segreteria, il 14 ottobre del 2007: da allora in poi, buio fitto.

Per questo l’attuale gruppo dirigente del PD ha cominciato a criticare le primarie pur senza affermare ufficialmente che andrebbero soppresse. Le critiche si basano su un sondaggio secondo il quale la base del centrosinistra le considera una caratteristica fondativa del partito, ma al tempo stesso solo un terzo degli elettori le ritiene indispensabili. Si tratta di un sondaggio chiaramente ambiguo, che pone Bersani di fronte al dilemma: fare a meno di una “caratteristica fondativa” del partito o lasciare in vita un meccanismo che un terzo dei militanti giudica non indispensabile. Valli a capire questi militanti e, soprattutto, questi sondaggisti!

Fatto sta che anche sotto questo profilo Bersani potrà rallegrarsi se non ci saranno elezioni anticipate e, paradossalmente, se il governo Berlusconi rimarrà in vita. Perché questo significa continuare a criticare le primarie senza prenderle di petto, trovare nel frattempo qualche marchingegno che dia magari più garanzie ai candidati appoggiati dalla segreteria del partito.

Le primarie sono un prodotto d’importazione dagli Usa che hanno affascinato Veltroni, ma che in Italia non possono funzionare. Chi le ha proposte non tiene conto della mentalità degli italiani, soprattutto di quelli del centrosinistra ex PCI che dopo una vita di “centralismo democratico”, durante la quale ogni decisione era presa dal vertice e valeva per tutti, si sono trovati di colpo con la possibilità di poter votare contro il proprio gruppo dirigente senza cambiare bandiera.

Quando la segreteria del PD propone un proprio candidato è molto più divertente – e apparentemente senza danni – votare per chi gli si oppone come Vendola, Pisapia o Renzi. Ed è quello che, con buona pace di Veltroni e sommo sconforto per Bersani, fino ad oggi è regolarmente successo.

Dice il mitico Valter: ” Le primarie fanno parte del dna di un partito che dovrebbe tornare a parlare a tutto il Paese, in cui a contare non sono solo gli iscritti ma tutti gli elettori. E non quel regolamento di conti che purtroppo in qualche caso c’è stato”. Ma come fa a non capire che nel Paese delle contrade e dei tifosi il regolamento di conti, anche in politica, è lo sport preferito? Non gli dice nulla che nel centro destra, che pure dovrebbe essere più “amerikano” del PD, alle primarie non ci pensa nessuno?

Il fatto che le elezioni politiche anticipate forse non ci saranno non basta, però a rincuorare Bersani. Perché si terranno le comunali a Torino e Bologna e lì le primarie bisognerà pur farle. Può la segreteria del PD non presentare propri candidati o rischiare di vederli bocciati ancora? Come gli esami, le “cazzate” di Veltroni non finiscono mai. Crozza docet….