Veltroni difende il suo Pd e va all’attacco di Berlusconi: “ha superato le regole della democrazia”

Walter Veltroni

Nessuna scissione e un fermo no all’ipotesi di uscite dal partito: «non potremmo mai scinderci perché siamo quelli che ci credono di più, quelli che hanno fatto nascere il Pd». Parlando al seminario di Area Democratica, a Cortona, Walter Veltroni risponde a chi aveva ipotizzato nuove diaspore dal partito. E difende il movimento, erede dell’Ulivo, che lui stesso contribuì a far nascere nell’ottobre del 2007 e di cui è stato il primo segretario.

Non solo ma passa all’attacco: In Italia è in atto uno “scardinamento dell’opinione pubblica” facendo in modo che “si abitui a tutto”. E lancia l’assalto al premier: “Berlusconi è fuori dalle regole della democrazia”.

L’ex segretario ha citato ad esempio la telefonata tra Fassino e Consorte che sarebbe stata ascoltata dal premier. “Se fosse vero – ha detto – che il presidente del Consiglio ha ascoltato una registrazione” che gli veniva offerta per motivi di ricatto “di un leader dell’opposizione per di più di un gentiluomo come Fassino saremmo di fronte a qualcosa di gigantesco, qualcosa che in altri Paesi europei avrebbe portato a gravi problemi istituzionali, siamo oltre i confini della democrazia, delle regole del gioco, siamo alla mitridatizzazione”.

Per questo, secondo Veltroni, è necessario che il Pd si difenda lanciando la sua sfida che deve essere basata su “innovazione e conquista”. Non risparmia infatti le critiche al modello “Bersani” anche se non cita mai l’attuale segretario: «Non possiamo continuare con i conservatorismi», ma serve che il Pd mantenga la sua identità, quel Pd che «forse abbiamo messo troppo tempo a fare ma a nessuno è permesso di disfare».

Ci vuole quindi un cambio di rotta: “L’idea di fare un partito pesante in una società frantumata come quella di oggi è sbagliata”. La mozione di Pier Luigi Bersani proponeva “l’alleanza con l’Udc e il ritorno al partito con la P maiuscola”, ha ricordato, “ci vuole un partito moderno, aperto, capace di interpretare un bisogno reale. Non ci sono scorciatoie, nè Cln (i comitati di liberazione nazionale ndr) che i nostri partner non vogliono”.

Veltroni non esclude che si possa andare ad elezioni anticipate. “Credo che Berlusconi non sia in grado di reggere tre anni senza elezioni”, ha sottolineato l’ex segretario del Pd nel suo intervento al seminario di Area Democratica. Il premier “è uno straordinario organizzatore di campagne elettorali”, ha sottolineato, “ma occuparsi dei problemi del Paese non è cosa che lo appassioni”.

Inoltre, aggiunge l’ex segretario del Pd, ci sono altri motivi che lasciano pensare ad una fine anticipata della legislatura: “La lega vuole incassare oggi, e Berlusconi può pensare di voler dare un colpo a Fini”.

Boccia “i caminetti” e le coalizioni “semplicemente antiberlusconiane”. Bisogna, invece, avere “il coraggio del lungo respiro”, “accendere la fiducia”. La sfida è “cercare le forme e il linguaggio dell’apertura”. E nessuno pensi ad “arruolare” Gianfranco Fini: “‘Faremo un torto gravissimo alla reale maturazione dei suoi convincimenti se dicessimo all’opinione pubblica che è diventato un pezzo del centrosinistra”.

“Se la destra è in crisi – aggiunge nella sua analisi l’ex sindaco di Roma – l’ultima cosa che dobbiamo fare è chiuderci in noi stessi, loro possono frantumarsi ma se noi di fronte a questo riproponiamo una coalizione antiberlusconiana sbagliamo di grosso”. Insomma “sbagliamo se ci arrocchiamo, è l’errore che fanno tutti i soggetti deboli, la sfida è aprirsi”.

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