Veltroni, no alle elezioni anticipate

ROMA, 08 OTT – ''Al di la' della posizione favorevole alle elezioni anticipate legittimamente espressa da qualcuno, come La Torre'', le conclusioni dell'ultima Direzione del Partito Democratico ''sono state chiare: il Pd si impegna a costruire le condizioni per la nascita di un governo di transizione e considera il voto anticipato come soluzione estrema''. Lo dice Walter Veltroni in un'intervista alla Stampa, in cui illustra le ragioni di questa posizione.

''Lo ha detto bene Montezemolo l'altro giorno – spiega -: il Paese e' a un passo dal baratro. E se la situazione e' questa non possiamo rispondere ne' con 'forza gnocca' ne' precipitando l'Italia verso elezioni che sarebbero precedute, nel pieno di questa devastante crisi, da mesi di confusione e rissa politica''. L'alternativa, per l'ex segretario del Pd, non e' lasciare in carica l'attuale governo, ma formarne uno di transizione ''che abbia in agenda tre cose: il varo degli interventi economico-sociali piu' urgenti per fronteggiare la crisi, l'avvio di almeno alcune delle riforme suggerite all'Italia dalla Bce e di quei provvedimenti strutturali richiamati da Mario Draghi, l'approvazione di una nuova legge elettorale''. ''Poche cose'' che per Veltroni gia' potrebbero contribuire a ''raffreddare'' le tensioni e a ridare all'Italia ''prestigio all'estero''. Del resto, aggiunge, ''la consapevolezza che cosi' non si possa andare avanti e' molto cresciuta anche tra le forze di maggioranza''.

Sulle alleanze, prosegue, ''la strada e' partire dalle cose da fare. Siamo d'accordo che in politica estera, per esempio, la partecipazione alle nostre missioni in corso all'estero resta un impegno da rispettare? E ancora: c'e' intesa sul fatto che in questo Paese i diritti civili di tutti e delle donne in particolare vadano difesi dove attaccati ed estesi ove necessario? Oppure: si concorda sul fatto che l'accordo del 28 giugno tra Confindustria e sindacati traccia una via che e' giusto seguire?''. Insomma delle alleanze, dice Veltroni, ''bisogna fare una funzione, non una priorita'''. Il ''vero problema politico'', sottolinea, e' questo: ''perche' nel pieno del declino del berlusconismo le forze riformiste non riescono a mettere in campo scelte programmatiche chiare e un profilo credibilmente innovatore?''.

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