Veltroni, il programma “oscurato”

Apprendiamo dalla prima pagina de La Repubblica, la firma è quella di Curzio Maltese, e poi dalla prima pagina del Corriere della Sera, la firma è quella di Michele Salvati, che Walter Veltroni al Lingotto di Torino ha esposto un programma di governo, una carta d’identità del Pd. E che lo ha fatto con la potenza evocativa di un “sogno” alla Vendola e con la minuziosa concretezza di un socialdemocratico “tedesco”. Possiamo dall’informazione ricevuta intuire, solo intuire però, che il “sogno” sia quello per cui agli italiani “conviene” esser “perbene” e che di questo gli italiani si possano convincere. E che la concretezza sia data dalle proposte, oggi di opposizione e domani potenzialmente di governo, su fisco, debito, lavoro, contratti, spesa pubblica. Ma valle a cercare queste proposte nelle altre pagine di Repubblica, Corriere e di tutti gli altri giornali, per non parlare delle tv. Valle a cercare e non le trovi. Trovi invece la “partecipazione imbarazzata” di Franceschini che una volta stava con Veltroni e ora sta con Bersani. Trovi il “sollievo a denti stretti di Bersani”, la reazione di Cicchitto, la “freddezza di Vendola”. Ma il programma, quello battezzato come concreto e puntuale, quello non lo trovi, nessuno lo riporta. Forse perché è concreto e puntuale?

Veltroni ha detto che la spesa pubblica può aumentare solo della metà dell’aumento del Pil, cioè della ricchezza prodotta. E ha indicato luogo per luogo cosa tagliare. Veltroni ha detto che dopo questo vincolo e garanzia di minore e migliore spesa, dopo e solo dopo, per tre anni il dieci per cento degli italiani ad alto reddito dovrebbero essere chiamati ad una tassa eccezionale, come quella per l’Europa, per riportare il debito pubblico all’ottanta per cento del Pil, condizione questa per la ripresa economica che altrimenti non arriva. Ripresa che non è solo stata “interrotta” dalla crisi, ripresa che non c’era neanche prima perchè l’Italia non genera nè investimenti nè produttività e neanche quindi salario e consumi. Veltroni ha detto che quelle sui precari sono solo lacrime di coccodrillo se non si fa un contratto di lavoro unico per tutti: per tutti a tempo indeterminato e per tutti non garantito come immobile e immutabile. Veltroni ha detto che le partite Iva devono essere fiscalmente aiutate. Veltroni ha detto che Marchionne esagera nei modi ma che nella sostanza ha ragione. Ha detto cose chiare che il Pd non dice. Cose che sicuramente dispiacciono a parte dell’elettorato del Pd ma che potrebbero piacere all’elettorato italiano. Cose con cui forse si fa un partito riformista italiana ma con cui non si fa l’alleanza di tutte le sinistre italiane. Cose radicali e per nulla moderate. Cose che talvolta sono colpite da anatema dentro il Pd. Cose che forse, solo forse, sono una risposta al perché gli italiani votino nonostante tutto Berlusconi, perché un’alternativa credibile non c’è. Cose campate in aria o con i piedi per terra, cose sacrosante e stralunate. Ma il programma Veltroni se volete lo potete trovare, forse, sul sito dei Modem, il movimento di Veltroni. Altrove, dovunque, il programma è “oscurato”. E non è censura, è pigrizia. Della mente e dell’animo civile.

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