Maroni: “Vogliono far fuori Berlusconi. Dal vertice mi aspetto una strategia chiara”

Il ministro dell'interno Roberto Maroni

Il ministro dell’Interno Roberto Maroni è convinto che ci sia in atto “un’operazione in corso per far fuori Berlusconi”. Parlando da Rimini, dove nella mattinata di mercoledì 25 agosto è intervenuto al meeting di Comunione e liberazione  Maroni,  a proposito  del vertice in programma tra Bossi e Berlusconi ha spiegato: “Dobbiamo capire come muoverci”.

In bocca al ministro dell’Interno suona sempre un po’ inquietante la parola “complotto”. Ci sono dei mandanti, un piano o cosa? Oppure organizzare il dissenso, stringere alleanze, insomma fare opposizione e preparare il ricambio è di per sè eversivo.

Il ministro si è poi detto scettico sulla possibilità di ricomporre la frattura tra Pdl e finiani e ha aggiunto che, dal veritice, si attende “una strategia che significa saper cosa fare nel caso che accada una certa cosa e cosa fare nel caso che ne succeda un’altra per evitare di trovarci impreparati’

”La Lega – ha precisato Maroni – la sua indicazione l’ha già data, se non c’è una maggioranza che venga certificata bisogna andare subito a nuove elezioni”. Per quanto riguarda invece il rapporto con l’Udc, Maroni ha tagliato corto: ”Bossi ha parlato chiaro”.

Davanti alla platea ciellina, generosa in quanto a applausi, Maroni ha descritto la sua politica anti-immigrazione. Ha rivendicato i successi della linea dura sui respingimenti. Essere etichettato come un nuovo Hitler non gli fa nè caldo nè freddo. Infatti solidarizza con il governo francese sul tema dei respingimenti dei Rom nei paesi d’origine. Anche lì “si parla di deportazione, ma in Italia si fa da tempo nel rispetto delle regole”.  Si chiama rimpatrio volontario assistito: ma è una normativa che riguarda i cittadini exta-comunitari, non i romeni. E’ lui stesso a ricordarlo.

Lui fa respingere chi non è in regola, ma i minori li accoglie. In luoghi sicuri e protette, mentre non c’è alcun obbligo in merito. Un benefattore si ritiene. E giù applausi.

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