Roberto Fiore e Alessandra Mussolini negano. Andrea Cacciotti, l’uomo che spedì la richiesta di un milione di euro alla Presidenza del Consiglio, invece conferma: il video hard c’è. E il produttore sostiene di averlo visto, il 16 agosto e di averne subito parlato a due politici, Francesco Storace e Paola Binetti. Una “strana coppia” accomunata, quanto pare, dall’amicizia con Cacciotti.
Spiega il produttore, che si dice anche pronto a rivelare altri dettagli, che ha scelto i due politici «perché li conosco entrambi da anni e volevo un consiglio». Per Cacciotti giovedì 3 dicembre è previsto un nuovo interrogatorio e, ad ascoltarlo sarà il procuratore aggiunto Pietro Saviotti.
L’indagine punta con decisione verso la pista del ricatto politico: il video non aveva l’obiettivo di fruttare soldi ma di compromettere Fiore e la Mussolini. Cacciotti che ha sulle spalle più di una denuncia per truffa, spiega come è venuto in possesso del video: mi «fu mostrato da un uomo che mi aveva contattato prima delle elezioni europee, quando si seppe che io avevo proposto la candidatura di Fabrizio Corona. Ci sentimmo al telefono varie volte e ci vedemmo in estate».
L’uomo, secondo quanto racconta Cacciotti, voleva essere messo in contatto con Corona, «l’unico a poter gestire questa situazione». Il produttore, che nega di aver mai posseduto il video hard, lo descrive come uno che «girava con un’auto di servizio e mostrava tesserini di Camera, Senato e altre istituzioni». Le indagini punteranno a chiarire, anche sondando nei tabulati telefonici di Cacciotti, se il fantomatico venditore esista davvero.
Infine Cacciotti spiega il perchè della sua scelta di inoltrare la richiesta alla Presidenza del Consiglio attraverso una lettera indirizzata direttamente a Gianni Letta: «Doveva essere una provocazione perché fino ad allora nessuno mi aveva voluto ascoltare. Storace mi disse che la storia non gli interessava, mentre la Binetti mi consigliò di informare Gaetano Quagliariello del Pdl. Provai a contattarlo ma non mi ha mai richiamato».
Quindi l’impresario nega di nuovo di aver mai posseduto il video: «Chiesi a quell’uomo di darmi almeno 8 secondi, ma rifiutò. Lo so che ho fatto una sciocchezza a scrivere a Palazzo Chigi, ma avevo bisogno di soldi e speravo che decidessero almeno di contattarmi».