ROMA – Virginia Raggi ha detto che se condannata (nel processo su Marra, il pm ha chiesto per la sindaca una condanna a 10 mesi) si dimetterà, che rispetterà il codice etico M5s, che non ci sono piani B. Eppure…i possibili piani B esistono. E sono due: uno si chiama restare sindaco senza il simbolo del Movimento, il secondo si chiama referendum online sulla piattaforma Rousseau. Due modi diversi per “sfidare” la cupola M5s, due modi diversi per dimostrare che la Raggi può essere sindaca di Roma a prescindere. E nel giorno della sentenza, per un Di Maio che dice che “le regole sono chiare”, c’è un Blog delle Stelle che offre la sponda referendum, dicendo che “non c’è nessun automatismo tra condanna e dimissioni”.
La seconda ipotesi, quella del referendum, sarebbe una prova di forza ancora più importante, per vedere da che parte sta il popolo M5s, la base tante volte usata (dalla stessa cupola) come paradigma e scaricabarile su qualsiasi argomento. “L’ha deciso il web”, era il mantra. E (sempre che le votazioni online non siano “ritoccate”) cosa succederebbe se la base stesse con la sindaca?
Se il codice etico di M5S sembra – anche a detta di Luigi Di Maio – “parlare chiaro”, il tema “exit strategy” in caso di condanna della sindaca è uno scenario non del tutto irreale. Diverse le ipotesi che si rincorrono: da quella di andare avanti tutti, sindaca e maggioranza, senza il simbolo dei Cinque stelle, a quella di ricorrere ad una sorta di consultazione on line sulla piattaforma Rousseau per far esprimere la base M5S sul “lasciare o restare”. La seconda opzione potrebbe prevedere le dimissioni della sindaca e il conseguente avvio della consultazione.
Le dimissioni, come da regolamento, diventano effettive dopo 20 giorni e in questo periodo Raggi potrebbe ritirarle in caso di esito positivo del ‘referendum on line’. Lo stesso Ignazio Marino, spinto dall’ inchiesta sulle spese e gli scontrini, si dimise ma poi ritirò le dimissioni entro i 20 giorni per poi finire il suo mandato con le dimissioni in massa dei consiglieri del Pd davanti ad un notaio. In alternativa alle dimissioni potrebbe essere valutata anche la possibilità di un’autosospensione della sindaca dalla sua carica, un po’ come fece il sindaco di Milano Giuseppe Sala alla notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per la vicenda Expo. In entrambi i casi, a prendere per un periodo le redini di Palazzo Senatorio sarebbe il vicesindaco Luca Bergamo (che proprio di recente ha dichiarato che a suo avviso si dovrebbe andare avanti in ogni caso).
La strada della consultazione on line tramite Rousseau, emersa nei rumors come ipotesi B, desta però qualche perplessità nel Movimento in quanto costituirebbe un precedente difficile da spiegare in altre, future, situazioni analoghe.
L’altra opzione, ovvero il continuare senza simbolo, in linea di principio, dovrebbe coinvolgere non solo Raggi, ma l’intera maggioranza pentastellata. Tutti i consiglieri a quel punto, per sostenere una sindaca non più M55 (potrebbe, ad esempio, intervenire un’autosospensione di Raggi dal Movimento) dovrebbero rinunciare a stare sotto l’egida pentastellata e a trasferirsi in blocco nel gruppo misto dove ora alberga Cristina Grancio, la dissidente M5S che criticò da subito il progetto sulla stadio della Roma finito al centro di un’inchiesta.